lunedì 31 marzo 2008

"Non si può continuare a ballare sul Titanic"

Walter lancia lo sprint finale contro Berlusconi

"Anche se perdo resto leader fino alle nuove primarie"


 

Roma— A mezzogiorno il gazebo di piazza Fiume tracima di gente in attesa.

Walter Veltroni, per tutti ancora "il nostro sindaco", è tornato a casa, a Roma, pit-stop necessario in occasione del D-Day, e loro vogliono vederlo, incontrarlo, mentre le bandiere del PD appassiscono al sole.

Goffredo Bettini è appollaiato su un motorino che stride sotto il suo peso, Giovanna Melandri in scarpe da jogging racconta la spola con la Liguria dove è capolista, Enrico Gasbarra si guarda intorno soddisfatto, Marianna Madia arriva un po' di corsa.

Il leader si fa aspettare poco, un quarto d'ora ed "eccolo, è qui" applaudono forte i militanti, lui scende dalla macchina, Dario Franceschini dietro, e si capisce subito che qualcosa è cambiato.

Pochi passi, poi l'assedio.

"Forza Walter" gridano i più giovani, "fagliela vedere" lo incitano due signore di mezz'età.

Veltroni si fa largo nella ressa, "ohi, come stai?" bacia gli amici; "io mi ricordo di lei quand'era un giovanotto che distribuiva l'Unità" lo abbraccia una vecchina.

Ma non c'è spazio per l'amarcord, adesso.

Il tempo del fair play è scaduto, è ora di menare qualche pugno vero.

Newsweek ha appena scritto che per salvare l'Italia lui e Berlusconi devono unire le forze.

"Le larghe intese sono un tema che non esiste" taglia corto il segretario preparando l'affondo.

"Chi vince anche di un solo voto governa, poi le riforme istituzionali si fanno insieme, ma nessun inciucio.

La mia è una idea anglosassone della democrazia ed è la differenza tra governo e riforme istituzionali".

Berlusconi si può battere e il Veltroni del gazebo muta strategia, passa all'assalto frontale.

"Serve una leadership di tipo europeo, seria e responsabile, non persone che fanno le corna nella foto con i capi di Stato" attacca.

Non è solo una questione di stile.

"Il nostro è un modo nuovo di fare politica e campagna elettorale rispetto alle parole d'odio invecchiate di quindici anni", ribadisce il segretario.

Perciò lui è venuto qui, oggi, "per dare l'ultima spinta", lanciare "un messaggio di speranza e di innovazione, perché si possa fare in Italia quello che è stato fatto in altri Paesi con leader che hanno più o meno la mia età".

Paesi che mentre noi passavamo il tempo a litigare hanno costruito strade, reti per l'energia e infrastrutture, mangiandoci 11 punti di Pil.

E invece in Italia si continua a ballare sul Titanic mentre ci sarebbero tutte le potenzialità per ripartire".

Una nazione che si merita altro, non certo i "dirigenti della Lega Nord", ragiona, "che pensano solo al loro futuro e non a quello di chi li vota", personaggi che "il lunedì attaccano Roma, ma il martedì seduti nei ristoranti romani la attaccano molto meno".

Per non parlare di Berlusconi, accusato di doppiezza: "Il mio principale avversario" spiega Veltroni senza mai pronunciare il nome del Cavaliere, "quando si discuteva di riforme parlava di me come se fossi Giolitti, ora che c'è la campagna elettorale dice quanto di peggio è possibile".

Intorno la folla si accalca.

"Devi vincere, non mollare" lo incita.

E Veltroni tira fuori le unghie.

"Credo onestamente che questa sia la nostra ultima chance.

Ci sono tutti i margini per avere successo sia alla Camera sia al Senato".

E se questo dovesse succedere "farei subito un governo con 12 ministri e 60 persone in tutto, molte donne e alcune personalità indipendenti", un esecutivo "del 2008 e non del 1996 con Tremonti, Bossi, Maroni e Castelli", elenca il segretario citando alcuni nomi indicati nei giorni scorsi.

Altro che pareggio: "Il Senato non sarà in bilico" prevede.

"Ogni giorno che passa cresce la possibilità che non sia così.

Sono andato a vedermi i sondaggi di due anni fa, esattamente 15 giorni prima del voto: davano l'Unione 6 punti avanti la Cdl, proprio come oggi a parti invertite, e poi sanno tutti com'è andata a finire.

Nel Paese si sta facendo largo la convinzione che si possa veramente cambiare, nonostante una legge elettorale folle".

E se il risultato dovesse essere negativo? "Ho preso un impegno per fare un grande partito, il Pd, e continuerò ad assolvere al vincolo preso il 14 ottobre con 3 milioni e mezzo di persone", rassicura il segretario in tv.

"Questo impegno potrà essere considerato superato da una scadenza analoga.

Ma fino ad allora ho il dovere etico di guidare il Partito democratico".


 


da "la Repubblica" articolo di Giovanna Vitale


 

Attacco frontale

L'Italia ha bisogno

di persone serie che

non fanno le corna

nelle foto con i

capi di Stato


 


 


 

                             Doppiezza di Silvio

                            Parlava di me come

                            fossi Giolitti e ora, in

                            campagna elettorale,

                            dice il peggio.

                            Io non sono così


 

Veltroni tra i

gazebo. Attacco

alla Lega:il lunedì

criticano Roma,il

martedì mangiano

venerdì 28 marzo 2008

Il sondaggio

Walter è la novità,

Silvio la tradizione

"Veltroni ispira più fiducia negli italiani,

Berlusconi esprime il farsi da sé", dice

Mannheimer, che presenta il sondaggio

di Gente. " Molti candidati sono poco noti".


 


 

"Gli italiani si fidano soprattutto di Walter Veltroni. E' lui che rappresenta la vera novità per il 50 per cento degli intervistati. Forse perché sembra un taglio netto con un modo di fare politica che ha stancato". Così il sociologo Renato Mannheimer spiega i risultati del sondaggio realizzato in esclusiva per Gente. In vista delle prossime elezioni politiche, in programma il 13 e 14 aprile, abbiamo chiesto agli intervistati quale sia il leader che ispira maggior fiducia e perché. Al secondo posto Silvio Berlusconi: "Rappresenta la tradizione, la capacità delle persone di farsi da sé". Poi c'è Fausto Bertinotti, leader della Sinistra l'Arcobaleno. Piace a ben il 31 per cento degli interpellati, molto più del suo elettorato. Perché ispira molta simpatia. E in fondo è un rivoluzionario di vecchio corso. Sul terzo gradino del podio, però c'è anche Pier Ferdinando Casini, candidato premier per l'Unione di centro. Raccoglie i voti dei cattolici, facendosi garante di un certo tipo di valori tradizionali. Altro risultato considerevole per Daniela Santanchè, la candidata per la Destra: "E' una donna forte, conquista perché ha grinta e perché buca il video. Sembra slegata dalle logiche di partito". Per gli altri candidati, invece, i risultati sono meno definitivi. Gli elettori faticano a individuarli all'interno di uno schieramento.


di Alessandra Gavazzi


 


 

Elezioni politiche:quali candidati premier ispirano più fiducia negli italiani? E per quali motivi?

CANDIDATO/FORZA POLITICA    /FIDUCIA SI/FIDUCIA NO/NON SA/ MOTIVAZIONE


 

W. Veltroni/Partito democratico/50%/50%/ 0%/ rappresenta il vero elemento di novità


 

S. Berlusconi/Popolo delle libertà/ 41%/58%/1%/ è il simbolo della tradizione e capacità


 

F. Bertinotti/la Sinistra l'Arcobaleno/31%/67%/ 2%/ispira simpatia ed è un vero rivoluzionario


 

P. F. Casini /Unione di centro/31% /68% /1%/si fa garante dei valori cattolici tradizionali


 

D. Santanchè/La Destra/22%/70% /8%/conquista perché è simpatica e grintosa


 

E. Boselli/Socialisti dem. Italiani/17%/72% /11%/ rappresenta gli ideali storici dei socialisti


 

B. De Vita/Unione dem. consum./15%/56% /29%/ è il paladino dei diritti dei consumatori


 

M. Ferrando/Partito comun. dei lav./13% /64%/23%/è molto battagliero e ultra comunista


 

F. D'Angeli/Sinistra critica/7%/58%/35% /rappresenta il mondo no- global e le femministe


 


 


 


 

Il 50 per cento degli intervistati si fida di Veltroni, che è "marcato stretto" da Berlusconi con il 41 per cento delle preferenze. Solo il 7 per cento, invece, dichiara di fidarsi di Flavia D'Angeli, leader di Sinistra critica. "Troppo sconosciuta agli elettori", spiega Mannheimer.    

Rapporto con il mondo cattolico

AZIONE CATTOLICA

AMBROSIANA

Comunicato stampa


Con lo sguardo oltre il 13 aprile

Il comunicato della Presidenza dell'Azione cattolica ambrosiana
alla vigilia del prossimo appuntamento elettorale del 13 e 14 aprile


  • Il contesto nel quale ci troviamo è estremamente ambiguo e poco definito. Ogni opinione e il suo contrario trovano legittimità nel dibattito pubblico: anche i programmi politici tendono a convergere ed ad assomigliarsi tra di loro. Inoltre si va a votare con quella stessa legge elettorale insoddisfacente che nella passata legislatura non ha permesso né agli elettori di scegliere i propri candidati né al sistema politico di ottenere una sicura stabilità di governo. In un tale contesto, grande è la delusione nei confronti della politica e la voglia di "astensionismo". Altrettanto evidente è la curiosità di molti nei confronti del mutato scenario politico che si è venuto a determinare con la discesa in campo di nuovi soggetti politici. Alla luce di tali elementi, ci sentiamo di ricordare che in ogni caso il voto è un diritto - dovere di ciascuno cittadino, chiamato a concorrere all'edificazione della città di tutti e a quel bene comune da costruire anche con faticose azioni di discernimento e di scelta. Votare, affermavano appena due anni fa i vescovi lombardi, è un diritto - dovere radicato nella dignità della persona. La partecipazione al voto per il credente è anche motivata dalla fede ed è espressione di carità. In quest'ottica manifestiamo stima verso coloro che con impegno e serietà si sono messi nuovamente in gioco, per garantire il governo del Paese.
  • Alla luce dell'attuale campagna elettorale, nella quale i cattolici sembrano essere corteggiati da più parti, ma non propriamente valorizzati - come si evince dalle scelte dei candidati - , come cattolici avvertiamo l'esigenza di affermare che ciò che attira il nostro interesse non è la citazione dell'etichetta
    "cattolico",

    ma la capacità di pensare in grande, di guardare lontano, di esercitare
    la capacità di "voler
    bene al futuro del proprio Paese"
    , come ha recentemente affermato il cardinal Bagnasco, presidente della Cei. Se politica è "visione dell'interesse lontano" riteniamo che i cittadini debbano non solo votare, ma anche informarsi e cercare tra i vari partiti quelli più capaci di gettare le basi di un futuro prossimo e remoto, ben oltre la ricerca di un tornaconto immediato o limitato ad una prospettiva quinquennale.
    Siamo chiamati, con un esercizio di profezia, a riconoscere e promuovere chi sa guardare lontano
    . Chiedere alla politica progetti lungimiranti è un esercizio di vigilanza a cui oggi siamo tenuti.
  • Cosa costruisce il domani?
  • La cura dei piccoli e dei giovani, sia all'interno che all'esterno delle istituzioni scolastiche per la loro piena maturazione umana;
  • la cura della famiglia e delle condizioni che ne permettano una crescita serena (casa, lavoro
    stabile) e una tutela della vita dal concepimento alla morte naturale;
  • la riflessione riguardo allo scenario internazionale con le sue risorse e i suoi problemi;
  • la cura dell'ambiente, quale casa unica che abbiamo per abitare nel cosmo, e la cura oculata e previdente delle risorse economiche e finanziarie per l'oggi e per le future generazioni;
  • la costruzione di una società che inevitabilmente sarà contrassegnata dalla multiculturalità, la quale rischia di essere "subita" se non viene sostenuta da un progetto che abbia al centro l'uomo e la sua dignità.
  • Un progetto pensato e costruito all'insegna dell'integrazione
    tra diversi
    , e capace di assumere le grandi questioni etiche.
  • Un impegno a determinarsi contro ogni tipo di associazione illegale e di organizzazioni di tipo mafioso.

Questi temi non sembrano essere tutti attualmente al centro del dibattito politico.

  • Il nostro domani ha bisogno fin da ora di una rinnovata capacità di pensiero, che sia frutto di un lavoro condiviso, di una nuova sintesi culturale, dentro la quale, come cattolici, possiamo e dobbiamo esercitare con competenza un ruolo alto di riflessione e di dedizione riguardo al quel bene che è comune ad ogni uomo. Auspichiamo che nascano luoghi di riflessione prepolitica sia nell'ambito ecclesiale sia in quello civile, dove possa ripartire un laboratorio culturale di alto profilo, terreno fecondo per una politica a servizio del bene del paese. Questo auspicio sta a segnalare che, come credenti e cittadini, cerchiamo di guardare lontano, attraverso e oltre il 13 aprile.


Milano, 19 marzo 2008


Ufficio stampa: cooperativa Oltre 02.67.47.90.17 – Marta Zanella: 349.32.27.526

giovedì 27 marzo 2008

Walter for president?

Sperem che se po ffa'

Precari in bolletta, pensionati sui pattini, operai in bici. Tutti in piazza a Monza per Veltroni. E c'è chi aiuta la causa con due biglietti per le Canarie: "Ci mando i miei suoceri leghisti, così non votano per Bossi"

di Andrea Greco (settimanale Anna)

Monza, tappa 52 del tour di Walter Veltroni.

Di fronte alla Villa Reale, alle 14,30, con il risotto sullo stomaco e un cielo plumbeo sopra la testa, mille e più persone salutano il leader del Partito Democratico.

"Avete un compito. Ognuno di voi deve convincere cinque persone" urla l'ex sindaco di Roma dal palco.

Mario, ex operaio Pirelli, 40 anni di militanza a sinistra, sogghigna:"Io ho risolto. Ho comprato due biglietti low cost per le Canarie e li ho regalati ai miei suoceri leghisti". Il 12 aprile, due voti per il Partito della Libertà saliranno su un Airbus a Malpensa e partiranno per i mari del Sud.

Quando le parole d'ordine veltroniane (fantasia, semplicità, energia positiva) si incontrano con l'abitudine all'apostolato dei vecchi militanti Pci può accadere anche questo. E può accadere che l'anima cattolica e quella progressista di questo partito imparino a convivere, senza però riuscire a mischiarsi.

Bighellonando tra i sostenitori del PD la sensazione è chiara:Questo non è un "Centro-sinistra" ma un "Centro,sinistra". Non è il trattino, ma una virgola a tenere unite queste persone. In un altro momento, Maddalena Mauri, classe 1981, stagista, cattolica, contraria all'aborto non raccoglierebbe i fondi per lo stesso leader che ha convinto Gemma Bocci, 35 anni, insegnante fino a pochi giorni fa tentata da Bertinotti. E ogni convertito al veltronismo racconta dei suoi successi. Di quante "anime perse" ha recuperato: parenti e amici nauseati dalla politica, che sono stati convinti cena dopo cena, sms dopo sms, a fare l'ultimo sforzo, ad andare a votare per cambiare tutto.

Ecco, qui a Monza, i militanti affidano a Veltroni una speranza, non un'idea, vogliono un Paese semplice: regole chiare. Per loro queste elezioni sono come il plebiscito tra monarchia e repubblica. Il 13 aprile si deciderà con quali regole giocare.

Dopo essere ripartiti, dopo aver preso velocità, ci si potrà permettere il lusso di tornare a litigare. "Ma se non ci sono principi, come si possono fare questioni di principio?" si chiede Carlo che è arrivato da Lissone in bicicletta perché "l'ecologia ha un senso se tutti fanno qualcosa".

Veltroni sta finendo il suo comizio e chiede "Si può fare?" e il pubblico risponde con la stessa frase ma senza il punto interrogativo. Stona, fuori dal coro, il padano "sperem" che Filippo Citterio, ex tipografo Rcs, non riesce a trattenere. "A Vimercate parlo con chiunque, al bar, al supermercato. Sono tutti per Walter. Però pure negli anni Settanta non si trovava un democristiano a pagarlo, e poi le elezioni le vinceva sempre la Dc"

Veltroni risale sul suo bus, ovviamente prodotto in Italia ,euro 5 e con tutte le diavolerie anti-inquinamento disponibili, perché a volte basta un dettaglio a rovinare tutto. Punta a Sud. Prossima fermata piazza Selinunte, cuore operaio di Milano. C'è più gente. Almeno tremila persone. E con meno soldi in tasca. Eppure nessuno chiede qualcosa per sé al leader PD. Ed è questa la differenza con i bagni di folla di Berlusconi. Se qualcosa è rimasto della vecchia, obsoleta coscienza di classe è il pensare al plurale. L'anziano vuole pensioni più alte per tutti, non si accontenta che venga alzata solo la sua. Il precario vuole lavoro stabile, ma non solo per lui.

Qui la platea è più di sinistra e il leader del PD lo intuisce subito. I toni cambiano e nel discorso entrano temi che a Monza non erano stati toccati: la Resistenza, le tasse, le pensioni e il salario minimo garantito. Sotto il palco, ad applaudirlo c'è un po' di tutto. Il professore di matematica in pensione Antonio D'Amico: ha il viso incorniciato dalla barba bianca e i pattini ai piedi. "Ho imparato a usarli perché quando si fa jogging si sta zitti, coi pattini invece si chiacchiera e io così faccio proselitismo". Anche lui è un ex Pci ma la convivenza con i cattolici la ritiene necessaria.

"Se ci fossimo uniti con i popolari nel 1923 avremmo evitato il fascismo. Adesso al massimo evitiamo Ciarrapico. E è poi Veltroni è determinato. Duro. E' uno che "si fa quello che dico io, ma anche quello che dico io". Come dice Grazia"Il Walter non è un gattone. E' un micio mannaro". Silvia Franco, 31 anni, invece è qui perché vuole "Veltroni sindaco d'Italia" e mentre lo dice ridacchia pensando a "Ermut Koll, sindaco da Germagna" del Funari di Guzzanti. Poi torna seria: "Da otto anni sono assunta a progetto da una società del Comune di Milano. Temo però che l'unico progetto sia tenermi nel precariato. E così sono io che di progetti non ne posso fare". In un angolo mastica il sigaro Arnaldo. Quanti anni ha? "Troppi" si limita a rispondere. E' un osso duro. "Mi scusi , le piace Veltroni?" "No" risponde e sputa per terra. "Allora voterà per Berlusconi?" chiediamo. "No, voto per il Walter. Questo qui l'è minga Pajetta. E' buono a nulla. L'altro però è capace ditutto".

Sono le 6 passate. Veltroni sta per ripartire. Al suo tour mancano 57 tappe.

L'ultima domanda è per l'autista del pullman verde: "Allora , si può fare o no?". Lui un sondaggio l'ha già pronto: "Quando siamo partiti per la campagna, chi mi sorpassava mi mandava a quel paese con il dito medio alzato. Ora quasi tutti mi salutano".


 


 

"Il nostro leader è un duro.

Può sembrare un gattone: in realtà

è un micio mannaro".


 

L'autista del bus è ottimista. "All'inizio mi mostravano il medio. Ora, superando, salutano"

mercoledì 26 marzo 2008

PRECARIATO

Le soluzioni del Partito Democratico

I nostri impegni

• far sì che aumentino almeno del 10% le persone che lavorano; il problema è soprattutto quello

di incrementare il lavoro delle donne, con i servizi alle famiglie e gli sgravi fiscali;

• aprire l’Italia agli investimenti stranieri, che portano maggiore domanda di lavoro e innovazione,

entrambe indispensabili per far aumentare stabilmente le retribuzioni;

• sostenere le imprese che scelgono l’innovazione e la qualità come strumenti essenziali per

competere nell’economia globale;

• combattere la precarietà del lavoro in tutte le sue forme, contrastare l’ingiustizia dell’esclusione

di milioni di lavoratori dalla protezione della sicurezza del lavoro e del reddito, assumendo come

modello quello delle economie europee avanzate. Cio significa coniugare il massimo possibile di

flessibilità e adattabilità delle strutture produttive con la libertà delle scelte di vita e con il

massimo possibile di eguaglianza di opportunità, di sicurezza e benessere per tutti i lavoratori,

nessuno escluso;

• favorire lo sviluppo della contrattazione collettiva nelle aziende che dà valore al lavoro, aumenta

la produttività e la partecipazione dei lavoratori ai suoi frutti;

• ridare orgoglio e prestigio al lavoro pubblico, anche voltando pagina rispetto alle inefficienze del

settore; per questo occorre introdurre un sistema di trasparenza totale delle amministrazioni;

promuovere, incominciando dai vertici, la cultura della valutazione e della misurazione; applicare

incentivi efficaci per premiare il merito e costringere al riallineamento le strutture più inefficienti;

• migliorare incisivamente il sistema scolastico e della formazione permanente, grande leva

importante per assicurare pari opportunità e combattere la disuguaglianza crescente tra le

persone, consentire una risposta positiva agli sviluppi della tecnologia;

• promuovere con ogni mezzo e in ogni luogo la cultura della sicurezza e igiene del lavoro e della

prevenzione degli infortuni, con la formazione, il potenziamento dei controlli ispettivi contro il

lavoro irregolare; e il sostegno alle imprese che investono nella sicurezza;

• promuovere gli investimenti nell’innovazione che salvaguardano e

valorizzano l’ambiente e il territorio.

Aumentare gli stipendi - diminure l’IRPEF

Almeno 1000 euro al mese per i lavoratori precari

Con noi i lavoratori vincono!


PARTITI A CONFRONTO

elezioni politiche - 13 e 14 aprile 2008

I programmi per il governo dell'Italia

del Partito Democratico
e de la Sinistra l'Arcobaleno


a confronto


Lunedì 31 marzo 2008 alle ore 21,00
presso la sala consigliare di piazza della Resistenza

Saranno presenti:

l'On. Lino DUILIO per il Partito Democratico
e
il Cons. reg. Luciano MUHLBAUER per la Sinistra l'Arcobaleno

serata di confronto, di stimolo e interesse per tutti,
il circolo invita la cittadinanza ad una massiccia presenza!


IMPRESA E SVILUPPO

I nostri impegni

Ridurre la Burocrazia, premiare il merito e la qualità, sostenere le misure per la sicurezza del lavoro.
Il Partito Democratico è nato per cambiare l'Italia.
Dopo i sacrifici fatti per avviare il risanamento della finanza pubblica evitando così le sanzioni minacciate dalla "Unione Europea", il paese non deve tornare indietro.
I segnali preoccupanti di crisi che giungono dall'economia non lo consentono.
L'Italia ha bisogno di stabilità, è necessario evitare il caos, voltare pagina in fretta, semplificando la politica, riducendone i costi.
Le istituzioni devono recuperare autorevolezza e capacità di decidere.
Ciò per assicurare un quadro di certezze alle imprese in un momento di difficile congiuntura.
Si può fare!
Se vinceremo l'elezioni, saremo per la prima volta liberi di governare assumendoci le nostre responsabilità.
Basta vertici di maggioranza con decine di partiti.
Mai più coalizioni di partiti "insieme" solo per la necessità di battere la coalizione avversaria.
Già dal primo Consiglio dei Ministri presenteremo dodici disegni di legge che illustreremo preventivamente già in campagna elettorale.
Sostenere i consumi delle famiglie, accompagnare lo sforzo fatto dalle imprese affinchè il "Made in Italy" riconquisti le quote di mercato perse negli ultimi anni.
Altrochè lotta di classe!
Per tornare a crescere, dare stabilità al lavoro di tanti giovani ci vuole una politica che unisca e dia serenità al paese.
Per questo le parti sociali devono accordarsi.
Solo uno sforzo comune consentirà di aumentare la produttività del sistema, riformare la contrattazione collettiva, legando quote di salario alla produttività territoriale e, o aziendale.
La lotta all'evasione fiscale, le misure di risanamento della finanza pubblica potranno assicurare le risorse per diminuire le tasse sul lavoro, sostenere i consumi e agevolare fiscalmente chi investe e rischia per ammodernare le imprese.
Ciò a partire dalla nostra proposta di migliorare il "forfettone" per le piccolissime imprese e assicurare la non retroattività degli studi di settore.
Non è l'Italia che si deve rialzare, è la politica che deve tornare ad essere utile al Paese.
C'è un'Italia viva, già sveglia la mattina presto, fatta di imprese che rischiano, innovano quotidianamente.
Aziende che faticano a reggere la concorrenza internazionale perchè lasciate sole, talvolta addirittura ostacolate da una burocrazia sorda alle loro esigenze.
Spendere meno per spendere meglio quindi, riformare la pubblica amministrazione mettendola al servizio dei cittadini e delle imprese e non viceversa come spesso accade.
Avanti con le liberalizzazioni creando maggiore concorrenza nei servizi come ad esempio per l'energia.
Agevolare l'accesso al credito.
Promuovere politiche per la creazione di servizi reali alle imprese, diffusi sul territorio, superando la logica dei finanziamenti a pioggia, introducendo invece criteri di automaticità per superare ritardi e rischi di corruzione.
Un ambientalismo del fare, per costruire finalmente le infrastutture che servono al paese superando ritardi e diseconomie che fanno la differenza con i nostri competitori.
Una scola pubblica di qualità che formi i Cittadini e Lavoratori del futuro.
Di queste proposte discuteremo con Matteo Colaninno, Presidente uscente dei Giovani Industriali, candidato per il nostro partito in Lombardia.

L'appuntamento è per martedì 1 aprile 2008 alle ore 21.00, presso
il "centro intergenerazionale" in via Oberdan a Gorgonzola.

Con noi le imprese vincono!



venerdì 21 marzo 2008



Buona Pasqua !!!

dai coordinatori del circolo PD di Pessano con Bornago

giovedì 20 marzo 2008


Il responsabile del partito illustra le proposte economiche. Diverse, dice, da quelle del Pdl

Il Pd non fa promesse da marinaio
Tonini: il programma è credibile, sgravi e tagli realistici

L'Italia e il mondo sono entrati "in una crisi internazionale della quale fatichiamo a capire lo sbocco".
Ma non per questo Giorgio Tonini, senatore, capolista delle marche per il Pd, e responsabile del programma, rinuncia a fare promesse.
Anzi, visto che c'è, ne approfitta per anticipare una novità che sarà inserita dopo Pasqua.
Un meccanismo per il recupero del potere di acquisto delle pensioni "anche attraverso sgravi fiscali", dice a Italia Oggi.

Domanda: Il Pd propone sgravi costosi. Dove troverete i soldi?
Risposta: Nel nostro programma diciamo che tra il 2009 e il 2011 otterremo risparmi per 2,5 punti di pil.

D.: Quanta parte di questi soldi finanzierà nuove spese?
R.: Neanche un euro.

D.: Neanche un euro? A che serviranno allora?
R.:
Ad azzerare il deficit, dal lato della spesa, entro il 2011.

D.: E come ci riuscirete, se Prodi, sostenuto dal Pd, ha aumentato entrate e spesa?
R.: Noi, con la nostra indicazione dei risparmi, ci sottoponiamo a un giudizio sulle nostre capacità.
Qualche dimostrazione, però, l'abbiamo data, perchè, se nessuno in Italia ha ridotto la spesa in 15 anni, noi l'abbiamo frenata meglio di quanto abbiano fatto i nostri avversari.

D.: Il debito pubblico, però, costa 70-75 miliardi di euro l'anno.
Come se ne esce?
R.: L'Italia , proprio quando il mare internazionale si è fatto più minaccioso, è una nave piena di falle, anche perchè metà dell'Irpef serve a pagare interessi sul debito.
Il sistema pubblico deve fare meglio con meno.
Politici e amministratori devono sapere che la spesa ha toccato il tetto e deve scendere.

D.: Come?
R.: Con azioni concrete, come l'accorpamento degli uffici e la creazione, dentro ogni ufficio, di una funzione che si occupi dell'efficienza.
Ci sono duplicazioni incredibili come l'Inps e l'Inpdap, che fanno le stesse cose con le stesse regole.

D.: Ma Prodi voleva accorparli e non l'ha fatto.
Perchè voi dovreste riuscirci?
R.: Le resistenze sono forti, ma è indispensabile superarle.
Anche i sindacati del pubblico impiego, che hanno una controparte meno convinta di loro della necessità di cambiare, devono fare la loro parte.
La produttività deve diventare il parametro fondamentale anche nel sistema pubblico.

D.:Quindi pensate a un sistema di premi per i più efficienti?
R.: Nel pubblico convivono eccellenza e degrado.
Bisogna prendere gli esempi migliori, fare la media fissare parametri di riferimento.
Chi si avvicina va premiato e chi no va penalizzato.

D.:Di taglio in taglio, però, lo sviluppo va a farsi benedire...
R.: No, perchè con i conti in sicurezza si può fare contemporaneamente l'operazione fiscale, pagare meno, pagare tutti.

D.: Con quale obiettivo?

R.: Tutto ciò che entra deve essere redistribuito ai contibuenti leali con l'aumento delle detrazioni per lavoro dipendente e di tutte le altre detrazioni.
Poi servono agevolazioni fiscali per favorire la contrattazione di secondo livello.
Dal 2009 sarà possibile tagliare le aliquote di un punto l'anno, per dare sollievo alla domanda interna.

D.: Basterà per affrontare la crisi?
R.: No, se non si muove l'economia reale.
Perciò, a differenza del Pdl, vogliamo incentivare il lavoro delle donne.
Servono quindi crediti di imposta, soprattutto nel Sud, per le aziende che assumono donne, asili nido, e la dote fiscale per i figli.
Si può cominciare dai bambini fino a tre anni e poi salire nei limiti delle risorse via via disponibili.
Con questa dote si favoriscono le famiglie di più e meglio che con il quoziente familiare proposto dal Pdl, che dà forti sconti a chi guadagna di più e ai nuclei monoreddito.
E poi il quoziente familiare disincentiva l'occupazione femminile.
qui tra il nostro programma e il loro c'è una divergenza strategica.
E non è la sola, a dispetto di quelli che dicono che si tratta di due programmi fotocopia.

da Italia Oggi, intervista di Giampiero Di Santo

martedì 18 marzo 2008

VELTRONI: VA ABBASSATA L'INDENNITA' DEI PARLAMENTARI

La proposta: gli stipendi devono essere allineati a quelli europei

Sul suo tour:
bello non vedere più bandiere di Ds o Dl

"E' finito il tempo della
coalizione che andava
da Mastella a Caruso:un
pò come la corazzata
Potemkin di Fantozzi"


Alessandria - Dal Nord Est al Nord Ovest.

Il pullman di Veltroni cambia scenario e da Trieste raggiunge questo pezzo di Piemonte vicino alla Lombardia, girando tra Verbania e Alessandria.
Ma è a Novara, città superleghista, che il segretario del Pd fa l'annuncio:
"Se vinceremo gli stipendi di deputati e senatori saranno allineati a quelli dei parlamentari degli altri Paesi europei".
Che sono, in molti casi, ben più bassi dei nostri.
E ancora:"Non è possibile che l'Italia sia il Paese con i salari meno elevati e gli stipendi dei parlamentari più alti".
E giù gli applausi della folla nel Cortile del Broletto.
Fa una certa impressione, di fronte a questo annuncio, vedere , al posto dei vessilli del Carroccio, che pure ha fatto di "Roma ladrona" il suo cavallo di battaglia, sventolare le bandiere del Pd.
Un'ora prima, dopo aver pranzato alla Cavallotta, un ristorante nella campagna novarese, messo su da una famiglia originaria di Lamezia Terme, esterna la sua soddisfazione proprio di fronte a quegli stendardi e a quei cartelli.
Motivo di orgoglio:"Per me è un fatto eccezionale non aver visto , in 57 tappe del mio giro d'Italia, neanche una bandiera dei Ds o della Margherita: vuol dire che il Pd, in pochissimi mesi, è riuscito già ad imporsi come un forte soggetto unitario".
E tempo di bilanci per Walter Veltroni.
Appena compiuto il giro di boa del tour elettorale fra le 110 province italiane, si confessa:"Ormai non escludo il miracolo".
Cioè quello di riuscire non solo a pareggiare al Senato, ma a vincere alla Camera.
Da iscrivere nel libro dei sogni?
"Può darsi, ma ci sono segnali importanti: i giovani, che si mobilitano come non mai in passato, le piazze piene anche qui al Nord".
Certo, bisognerà capire se l'ecumenico Walter ha solo ricompattato e dato nuovo entusiasmo al centrosinistra o ha attirato anche elettori che prima votavano il centro o a destra.
Ma per il momento Veltroni sottolinea che ha voltato pagina nel fare politica:
"E' finito il tempo della coalizione che andava da Mastella a Caruso, un pò come Fantozzi con la corazzata Potemkin".
Ora le cose sono cambiate:
"La sinistra radicale può dire le sue cose, ma anche noi siamo più liberi: non avremo più bisigno di fare estenuanti vertici di maggioranza".
E rimprovera il Pdl di essere invece rimasto "al vecchio" sistema: "Ditemi se sono d'accordo: prima propongono di ritirarsi dal Libano, poi si correggono. Sulle pensioni annunciano il ritorno allo scalone e Maroni, che è colui che l'ha inventato, non è d'accordo. E sull'Alitalia An è per il patto con Air France mentre la Lega è contro".
E ancora un affondo contro i leghisti:"Ci sono politici che promettono la secessione se non si fa come dicono loro, poi li ritrovi il martedì sera nei ristoranti romani ed è un'altra storia..."

tratto da "il Corriere della Sera" articolo di Roberto Zuccolini

lunedì 17 marzo 2008

PD:12 LEGGI PER AIUTARE PRECARI E FAMIGLIE

Un "manifesto" coordinato da Ichino. "Flessibilità e protezione ai deboli"
di Luisa Grion

Roma,14.03.2008 -Dodici idee e progetti già messi nero su bianco e una "lista" d'impegni per spiegare agli elettori come sarà l'Italia ai tempi del Pd.
Se il partito democratico dovesse uscire vittorioso dalle urne l'ordine del giorno della prima riunione di governo è già deciso.
Ieri,infatti,Walter Veltroni,ha presentato 12 disegni di legge che traducono in norme il programma del Pd e che,in caso di vittoria elettorale,saranno approvati nel primo Consiglio dei ministri.
Ma nello stesso giorno i "candidati di punta" che provengono dal mondo del lavoro -imprenditori,esperti,sindacalisti- hanno firmato anche un manifesto d'intenzioni sul "che fare" per rilanciare l'occupazione,la produttività e combattere il precariato.
Il quadro generale dell'Italia che il centrosinistra vorrebbe,si fa dunque sempre più chiaro:i 12 disegni di legge hanno titoli sintetici (fisco,ricerca,ambiente,Mezzogiorno,sicurezza,giustizia,lavoro,immigrazione,famiglia,casa,donne,radiotelevisione e banda larga),ma ciascuno di loro contiene più interventi.
Ieri è stato sviscerato il primo,quello sul fisco (gli altri saranno presentati nei dettagli i prossimi giorni):si spazia dall'aumento delle detrazioni per i lavoratori a più basso reddito (passerebbero dai 1840 ai 1955 euro),al taglio di un punto percentuale all'anno delle aliquote Irpef,per tre anni a partire dal 2009.
Più generali,invece,le linee del manifesto "Per dare valore al lavoro" firmato dai candidati in arrivo da quel mondo (da Baretta che viene dalla Cisl a Nerozzi della Cgil,dal ministro Damiano al professor Ichino,a Treu,all'ex operaio della Thyssen Antonio Boccuzzi,agli industriali Calearo e Colaninno).
Il documento,che risponde alle polemiche di chi ha fortemente criticato il mix di nomi inseriti nelle liste,mette in chiaro che sindacato e politica devono essere autonomi,stoppa ogni possibile cinghia di trasmissione e punta dritto agli interessi comuni:ottenere "il miglior funzionamento possibile del sistema economico nazionale".
Come fare? Gli impegni sottoscritti sono tanti,le strade per arrivarci ancora in via di discussione:si punta ad un aumento dell'occupazione femminile del 10 per cento grazie a maggior sgravi e servizi,alla più incisiva formazione e scolarizzazione.
Si mettono in primo piano la sicurezza sui luoghi di lavoro,l'innovazione e la competitività,ma si guarda soprattutto a due obiettivi:la lotta alla precarietà e il potenziamento della contrattazione aziendale.
Sul primo tema una cosa è chiara:il pilastro al quale guardare è la "flexicurity" di stampo europeo.
Visto che solo la metà dei dipendenti è tutelata dallo Statuto dei lavoratori (9 milioni e mezzo di dipendenti su 18 milioni) e visto che non s'intende ingessare oltremodo il mercato del lavoro,bisogna provvedere a tutelare le categorie più deboli con forme di assistenza,coperture previdenziali,sgravi fiscali e maggiore formazione.
Poi sul come realizzare tutto ciò il dibattito è aperto:si discuterà sulle varie possibilità di arrivare ad contratto unico che precede l'assunzione definitiva e sulle proposte di Amato e Treu.
Per quanto riguarda la contrattazione -tema sul quale si è appena spaccato il tavolo fra Confindustria e sindacati- la linea guida è quella di puntare ad un maggiore contrattazione aziendale per premiare produttività e innovazione.
Ora dovrebbe essere evidente che la candidatura di alcuni grandi industriali nelle liste del Pd non è affatto lo "specchietto delle allodole" di cui qualcuno ha parlato -precisa Pietro Ichino,il giuslavorista che ha partecipato alla stesura dei punti -
Questo manifesto mostra l'importanza decisiva che può avere,sul terreno politico,una sintesi avanzata degli interessi comuni di imprenditori e lavoratori.
E,sottolinea, è un evento politico tanto più importante in un momento in cui il sistema delle relazioni sindacali mostra di essere in gravissimo affanno con la drammatica rottura delle trattative fra Confindustria e Cgil,Cisl e Uil.


I NUMERI

2,3 mld eu
è l'importo delle detrazioni che nel 2008 sarebbero destinate ad alleggerire le tasse dei dipendenti

-1%
il Pd si impegna ad abbassare di un punto all'anno le aliquote Irpef a partire dal 2009 e fino al 2011

2500 eu
per aumenti salariali di questa entità legati alla produttività,il Pd prevede imposte più leggere

Il "banchetto" della "Buona Propaganda"




Il portavoce Giordano con alcuni coordinatori del Circolo PD

Veltroni a Milano





Milano via mar Ionio
15 marzo ore 16,30

Anche una rappresentanza del nostro circolo era lì


FORZA WALTER................
.........si può fare!!!!!!!!

martedì 11 marzo 2008

VELTRONI A SAN SIRO


PARTECIPIAMO NUMEROSI

metro linea 1 Lotto / bus linee 90-91 / tram 16



FORZA WALTER.........

.........Si può fare.

Novità 7ggPD

Novità 7ggPD

LA RIFLESSIONE….

Cattolici e politica


di Vincenzo Ortolina


Sono entrato in politica quando avevo ancora i pantaloni corti, perciò alcuni decenni fa. E avevo scelto la Democrazia Cristiana. Lo avevo fatto non solo perché, da cattolico, quello era il partito di ispirazione cristiana, ma anche e soprattutto perché la Dc era una forza politica di massa e interclassista. Raggruppava, insomma, persone con sensibilità e tendenze diverse (a volte molto diverse) che riguardavano in particolare le questioni economiche e sociali, di cui la politica si deve occupare quotidianamente. Il confronto, all'interno del nostro partito, era una necessità, oltre che un elemento di crescita: le correnti – nel loro essere, almeno inizialmente, centri di elaborazione di idee – erano dunque di destra, di centro e di sinistra. Nessuno ha mai pensato di ridurre gli spazi di democrazia interna: sarebbe stato impensabile. Così come nessuno ha mai messo in discussione l'unità, ovvero ciò che ci accomunava: l'ispirazione cristiana sulle scelte cosiddette etiche. A questo proposito, io credo sia necessario tenere presente il contesto italiano, dal momento che si trattava di un Paese in cui il sentimento religioso era ancora fortissimo. E poi, naturalmente, c'era la paura del comunismo a tenerci insieme. Era la paura di un sistema, di un impianto, di una visione del mondo totalitaria.


Quel mondo, oggi, non c'è più: si è secolarizzato nei suoi tratti distintivi e nei suoi schemi. Ed è compito ineludibile della politica interrogarsi sui cambianti, creare nuovi assetti, dotarsi (e cercare di dotare la società) di strumenti per meglio leggere il reale. La stessa Democrazia Cristiana, per esempio, è molto cambiata nei decenni: dai governi monocolore ai governi di coalizione, dal rapporto privilegiato con i socialisti all'apertura agli esecutivi di solidarietà nazionale allargati ai comunisti. La mia opinione è che le grandi forze politiche di questo Paese hanno via via smesso di farsi paura e si sono legittimate a vicenda, non solo con il consenso, ma anche con il comportamento responsabile e sanamente democratico delle rispettive classi dirigenti. E' come se, ad un certo punto, i nemici di un tempo fossero diventati, più serenamente, avversari.


Per quanto riguarda i cattolici e la loro strettissima unità sui temi etici, ci sono poi da considerare i segnali provenienti dal Paese reale, da una società che già allora cambiava più velocemente della politica. Chi, come me, ha vissuto le battaglie dei referendum contro il divorzio e l'aborto, è rimasto colpito dai risultati e, in particolare, dalle proporzioni. Se la cattolicissima Italia, trent'anni fa, respingeva con numeri incredibili il tentativo di cancellare queste due leggi, questo fatto non può lasciarci indifferenti. E questo, sia detto in termini di analisi politica, molto al di là, quindi, delle sensibilità individuali e dei convincimenti religiosi.


Per tutte queste ragioni, rifare la Dc, oggi, non ha più senso. Dirò di più, non ha senso neppure pensare a un partito nuovo, che si connoti semplicemente come cattolico: se l'unità dei cattolici è finita, è chiaro che dire 'cattolico' non può significare una categoria della politica, posto che mai lo sia stato fino in fondo. Il motivo, a mio parere, è presto detto: ci sono cattolici reazionari, o semplicemente conservatori, cioè di destra; ci sono cattolici moderati (ma la moderazione come metodo dovremmo condividerla tutti), cioè di centro; ci sono infine cattolici progressisti, dunque di sinistra. E allora, i cattolici impegnati in politica possono tranquillamente dividersi, senza che questo sia vissuto come un dramma, e senza che qualcuno, strumentalmente, cerchi sempre di richiamare i cattolici sotto il proprio ombrello, nella convinzione di poterli rappresentare ancora tutti.


Si potrebbe anzi dire che la fine della stagione dell'unità dei cattolici in politica sia un bene o, comunque, una conquista. Oggi, i cattolici sono più liberi: possono impegnarsi in politica portando nel partito che hanno scelto la propria declinazione del cattolicesimo. Io, per esempio, da cattolico democratico (questa, sì, è una categoria politica), mi sento serenamente più a mio agio nel centrosinistra, fermo restando che sui problemi eticamente sensibili convergerei sulle posizioni del mondo cattolico. Su tutto il resto, però (economia, problemi sociali, la stessa politica estera: dunque sui temi quotidiani che investono la vita delle persone), mi sento a mio agio molto di più in una forza di sinistra che in un unico contenitore di tutti i 'cattolicesimi politici'. D'altra parte, dovrebbe essere naturale che ogni cattolico coltivasse l'ambizione di una società più giusta. In questo senso è mia convinzione che tante idee di sinistra (attenzione alle fasce deboli della popolazione, politica estera non aggressiva, confronto e dialogo, solidarietà e accoglienza dell'altro da sé) siano spesso straordinariamente cristiane. Detto questo, trovo assolutamente legittimo che altri cattolici portino in politica una visione più tradizionale, più conservatrice. La rispetto, e con essa mi confronto. Però, non è la mia. E allora non è meglio che i cattolici, insieme sui valori etici, siano portatori di tradizioni differenti dentro le forze politiche? Non sono, tali differenze, una ricchezza, un valore aggiunto? Per me, certamente sì.


Siamo chiamati – tutti, laici e cattolici di destra, di centro e di sinistra – ad affrontare problemi difficili, dentro un tempo altrettanto difficile. Per questo, secondo me, non è il momento dell'ulteriore frammentazione del quadro politico: siano, cioè, le grandi forze a fornire le risposte, a indicare le rotte. Per questo, l'iniziativa di Bruno Tabacci e Savino Pezzotta – certo apprezzabile, se non altro perché rompe il fronte berlusconiano – mi lascia scettico: temo non avrà la forza per elaborare quelle risposte, né l'autorevolezza per indicare quelle rotte. Il ricompattamento, poi, con l'UDC di quel Casini che ha sempre dato il suo avallo cattolico alle scelte sciagurate del governo Berlusconi (si pensi, solo per fare un piccolissimo esempio, alla depenalizzazione del falso in bilancio) mi lascia estremamente perplesso. Lo dico anche ai quei cattolici di centrosinistra che potrebbero trovare il raggruppamento Rosa Bianca/UDC attraente, anche a causa della loro irritazione dopo l'ingresso dei radicali nel Partito Democratico. Ma non credo (concordo con Franco Marini: si alla laicità, no al laicismo) che i cattolici del Pd debbano sentirsi minacciati dalla concessione di nove posti da parlamentare (su circa trecento) a Emma Bonino & Co.


Ricordo sommessamente, peraltro, che non vi furono polemiche pesanti come quelle di oggi (neppure da certa stampa vicina alla Chiesa e alle sue gerarchie), quando i radicali strinsero un'alleanza con Silvio Berlusconi. Infine, un dubbio: non hanno forse fatto più danni alla morale cattolica tutti questi anni di edonismo, di consumismo, di relativismo spinto, celebrati dai mass-media e dalla televisive in particolare? Dunque, non prendiamoci in giro. E la smetta certa destra di considerarsi l'unica depositaria dei valori dell'intero mondo cattolico. Senza considerare che spesso viene da sorridere – se non ci fosse, però, da piangere – di fronte alle prediche che noi cattolici 'di sinistra' dobbiamo subire dai campioni dei vizi privati e delle pubbliche virtù.


Io voterò dunque con convinzione il Partito democratico di Veltroni, invitando a considerare ulteriormente che il PDL di Berlusconi (che si candida per la quinta volta a capo del governo!) e Fini, con i suoi alleati, dopo l'uscita dei moderati dell'UDC assomma la destra proprietaria e populista del padrone di Mediaset, quella statalista di Fini, e quella secessionista di Bossi. Un impasto, mi pare, comunque assai meno digeribile, per un cattolico responsabile, di quello rappresentato dalla contro parte.