lunedì 30 giugno 2008

Veltroni: Governo difenda salari e non Lodo Schifani

Roma, 30 giu. - "Il governo sembra non accorgersi della gravita' della situazione ed e' preoccupato solo dei problemi del presidente del Consiglio.

Noi chiediamo immediatamente un intervento a sostegno di salari, stipendi, e pensioni.

E' questa la vera priorita' del Pese e non il lodo Schifani".

E' quanto afferma Walter Veltroni nella dichiarazioni in cui osserva che "l'inflazione sale come non accadeva da anni.

I prezzi al consumo hanno raggiunto valori che non vedevamo da dodici anni e a salire sono soprattutto quelli del pane, della pasta e degli altri generi di prima necessita".

"Salgono i prezzi alla produzione del 7,5%.

Frena il mercato dell'auto e la produttivita' del Paese - rileva il leader Pd - continua a decrescere.

A questo si aggiunga la crisi di Alitalia che dopo mesi non ha ancora una soluzione e i quattromila esuberi prospettati".

"Ieri ho parlato di un Paese che e' sull'orlo di un tracollo e questi dati confermano quella valutazione", aggiunge Veltroni che conclude criticando Palazzo Chigi, appunto, per una diversa agenda dei problemi. (AGI) .


SICUREZZA : INDECENTE E RAZZISTA PROPOSTA SU ROM

Bocciati a prima prova d'esame, per loro dignita' uomo vale zero

Roma, 30 giu. - Questa volta tocca al ministro dell'Interno Roberto Maroni a finire nel mirino di 'Famiglia Cristiana': prendere le impronte digitali ai bambini rom è una "'indecente' proposta", sostiene il settimanale dei Paolini.

"Alla prima prova d'esame - scrive 'Famiglia Cristiana' - i ministri 'cattolici' del Governo del Cavaliere escono bocciati, senza appello.

Per loro la dignità dell'uomo vale zero.

Nessuno che abbia alzato il dito a contrastare Maroni e l'indecente proposta razzista di prendere le impronte digitali ai bambini rom".

"Avremmo dato credito al ministro - sottolinea il settimanale nell'editoriale di questa settimana - se, assieme alla schedatura, avesse detto come portare i bimbi rom a scuola, togliendoli dagli spazi condivisi coi topi.

Che aiuti ha previsto? Nulla".

"Non stupisce, invece - continua 'Famiglia Cristiana' - il silenzio della nuova presidente della Commissione per l'infanzia, Alessandra Mussolini (non era più adatta Luisa Santolini, ex presidente del Forum delle famiglie?), perché le schedature etniche e religiose fanno parte del Dna familiare e, finalmente, tornano a essere patrimonio di Governo.

Non sappiamo cosa ne pensi Berlusconi: permetterebbe che agenti di polizia prendessero le impronte dei suoi figli o dei suoi nipotini?".

"Oggi, con le impronte digitali - prosegue - uno Stato di polizia mostra il volto più feroce a piccoli rom, che pur sono cittadini italiani.

Perché non c'è la stessa ostinazione nel combattere la criminalità vera in vaste aree del Paese? La Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia (firmata anche dall'Italia, che tutela i minori da qualsiasi discriminazione) non conta più niente.

La schedatura di un bambino rom, che non ha commesso reato, viola la dignità umana.

Così come la proposta di togliere la patria potestà ai genitori rom è una forzatura del diritto: nessun Tribunale dei minori la toglierà solo per la povertà e le difficili condizioni di vita".

"È giusto reprimere, con forza, chi nei campi nomadi delinque, ma le misure di Maroni non servono a combattere l'accattonaggio (che non è reato).

C'è un solo modo - osserva 'Famiglia Cristiana' - perché i bambini rom non vadano a rubare: mandarli a scuola.

Qui, sì, ci vorrebbe un decreto legge perché, ogni mattina, pulmini della polizia passassero nei campi nomadi a raccoglierli.

Per la sicurezza sarebbero soldi ben spesi.

Quanto alle impronte, se vogliamo prenderle, cominciamo dai nostri figli; ancor meglio, dai parlamentari: i cittadini saprebbero chi lavora e chi marina, e anche chi fa il furbo, votando al posto di un altro.

L'affossa 'pianisti' - conclude - sarebbe l'unico 'lodo' gradito agli italiani".

mercoledì 18 giugno 2008

Testo UTAP del 12/06/08


La Direzione Provinciale del Partito Democratico metropolitano di Milano, riunita in data 5 giugno 2008, preso atto che, dopo l'elezione del Coordinatore provinciale di Milano, avvenuta nell'Assemblea del 24 novembre 2007, non si è proceduto all'elezione della figura del Segretario, approva il seguente



REGOLAMENTO per l'elezione diretta del Segretario

del Partito Democratico metropolitano di Milano


INDICE:


  1. Tempistica e aventi diritto al voto
  2. Ufficio Organizzativo Provinciale (UTAP)
  3. Organo di Garanzia
  4. Presentazione delle candidature
  5. Modalità di voto e scrutinio
  6. Schema di svolgimento delle Assemblee di Circolo
  7. Norma finale


Appendice 1 – rimando alle norme nazionali


Appendice 2 – scadenziario adempimenti

  • Tempistica e aventi diritto al voto


  • Nei giorni Giovedì 10, Venerdì 11, Sabato 12, Domenica 13 luglio sono indette le votazioni per l'elezione diretta del Segretario del Partito Democratico Metropolitano di Milano, con svolgimento presso i Circoli di Milano città e Provincia.
  • Hanno diritto di elettorato sia attivo che passivo tutti i cittadini che hanno ritirato l'Attestato di "Fondatrice-Fondatore del PD", e che abbiano ancora i requisiti fissati dal Regolamento quadro per l'elezione della costituente nazionale (vedi APPENDICE 1 : art.1, comma 2, e art. 7, comma 4 e 5, del Regolamento )
  • L'Attestato valido per il voto è quello ritirato in occasione delle Assemblee di circolo del 27 gennaio 2008 oppure successivamente - secondo le modalità previste - fino alla chiusura del seggio elettorale.
  • Gli elettori esercitano il diritto di voto presso lo stesso Circolo in cui hanno ritirato l'Attestato. E' possibile in alternativa richiedere di votare presso altro Circolo dietro richiesta motivata (es. recente cambio di residenza, etc.). Per poter usufruire di questa possibilità la richiesta dovrà essere rivolta, entro e non oltre le ore 18 di venerdì 4 luglio 2008 all'Ufficio Organizzativo provinciale (UTAP) che, in caso di accettazione, ne dà informazione ai Portavoce dei Circoli interessati.
  • I Circoli territoriali, la loro ubicazione e i confini territoriali di loro competenza sono gli stessi certificati per le elezioni dei Coordinamenti di Circolo del 27 gennaio 2008.
  • L'Ufficio Organizzativo provinciale e i circoli si fanno carico di informare, nelle forme che saranno ritenute più idonee, tutti gli elettori in merito alle modalità di votazione.


  • Ufficio Organizzativo (UTAP)


  • Su proposta del Coordinatore provinciale è costituito quale Ufficio Organizzativo provinciale l'UTAP, con il compito di sovrintendere alla preparazione delle elezioni e al corretto svolgimento delle operazioni di voto


  • I compiti dell'Ufficio sono i seguenti:


  • ufficializzare i nomi dei candidati a Segretario
  • garantire agli elettori pari opportunità di informazione rispetto a ogni candidato attraverso l'utilizzo del sito www.pdmilano.org e gli altri mezzi di comunicazione.
  • approntare le schede elettorali, sorteggiando l'ordine di collocazione dei candidati sulle schede stesse
  • fornire ai Circoli tutto il materiale e il supporto necessario per lo svolgimento dei lavori, a partire dall'elenco aggiornato delle Fondatrici e dei Fondatori
  • dichiarare eletto il candidato che ha ottenuto il maggior numero di voti.
  • promuovere, di concerto con le organizzazioni territoriali, un calendario di iniziative aperte nelle quali sarà possibile presentare le candidature a Segretario e le relative piattaforme programmatiche








  • Organo di Garanzia


    • Organo di Garanzia è il Collegio Regionale dei Garanti, che decide sulle controversie sorte in fase di applicazione delle norme contenute nel presente Regolamento, e vigila sul corretto e imparziale svolgimento delle procedure.
    • Eventuali reclami o ricorsi possono essere presentati per iscritto dagli interessati al Collegio dei Garanti (presso l'UTAP) entro le ore 18 di lunedì 14 luglio.
    • I Garanti si pronunciano in modo inappellabile entro mercoledì 16 luglio.



  • Presentazione delle candidature


  • Ogni candidatura deve essere sottoscritta da un minimo di 250 a un massimo di 500 cittadini che siano presenti negli elenchi delle Fondatrici e dei Fondatori, appartenenti ad almeno 15 Circoli diversi. Ogni Fondatrice o Fondatore può sottoscrivere una sola candidatura.
  • La candidatura, deve essere presentata all'UTAP dal Candidato o da suo delegato entro le ore 18.00 di giovedì 26 giugno 2008, corredata dalle prescritte firme e accompagnata da una dichiarazione politica d'intenti sottoscritta dal candidato stesso.


  • Modalità di voto e scrutinio


  • I seggi, organizzati dai Circoli, saranno aperti per lo svolgimento delle operazioni di voto contestualmente all'inizio dell'Assemblea del Circolo , convocata dai Portavoce di Circolo per le ore 20.30 di giovedì 10 luglio 2007.
  • Deve essere garantita l'apertura dei seggi nei seguenti giorni ed orari.

Giovedì 10 Luglio – dall'orario di apertura sino alle ore 23.00

Venerdì 11 Luglio – dalle ore 18.00 alle ore 23.00

Sabato 12 Luglio – dalle ore 9.30 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00

Domenica 13 Luglio – dalle ore 9.30 alle 13.00

  • Il voto avviene in forma segreta.
  • Le schede sono predisposte dall'Ufficio Organizzativo provinciale e dovranno riportare i nomi dei candidati, secondo l'ordine determinato con sorteggio
  • Le dichiarazioni politiche d'intenti collegate alle candidature devono essere affisse nei locali in cui si vota
  • Per ogni seggio si dovrà provvedere alla nomina, da parte dell'Assemblea, di un ufficio elettorale composto da tre persone
  • Ogni candidato ha diritto di nominare in ogni circolo un suo delegato rappresentante per sovrintendere alle operazioni di voto e scrutinio, comunicandolo al portavoce del circolo tramite l'UTAP
  • I voti vengono scrutinati immediatamente dopo la chiusura dei seggi ed il verbale, redatto su modello predisposto dall'UTAP, dovrà essere immediatamente recapitato o comunicato via fax all'UTAP, cui spetta il compito di proclamare l'eletto.
  • Risulterà eletto Segretario il candidato che abbia ricevuto il maggior numero di voti. In caso di parità di preferenze è eletto il candidato più giovane.


  • Svolgimento delle Assemblee cittadine di Giovedì 10 luglio


Ore 20.30: apertura della Assemblea

- lettura del presente Regolamento da parte del Presidente eletto dall'Assemblea

- nomina dell'ufficio elettorale (minimo 3 persone)

- contestuale apertura delle operazioni di voto

- intervento del Portavoce di Circolo sull'elezione del Segretario del Partito Democratico metropolitano di Milano

  • svolgimento del dibattito assembleare


  • NORMA FINALE


Per quanto non contemplato dal presente regolamento si rimanda allo Statuto nazionale del partito. Eventuali chiarimenti interpretativi potranno essere richiesti all'UTAP


APPENDICE 1


Dal Regolamento quadro per l'elezione delle Assemblee Costituenti del Partito Democratico:

Articolo 1


2. Possono partecipare in qualità di elettori e di candidati tutte le cittadine ed i cittadini italiani che al 14 ottobre abbiano compiuto sedici anni nonché, con i medesimi requisiti di età, le cittadine e i cittadini dell'Unione Europea residenti, le cittadine e i cittadini di altri Paesi in possesso di permesso di soggiorno, i quali al momento del voto dichiarino di voler partecipare al processo costituente del Partito Democratico…


Articolo 7


4. Non è ammessa la candidatura di persone notoriamente appartenenti a forze politiche o ad ispirazioni ideali non riconducibili al progetto dell'Ulivo-Partito Democratico.


5. Non è ammessa la candidatura di persone che, alla data di presentazione delle candidature, si trovino in una delle situazioni previste dall'art. 1 del codice di autoregolamentazione approvato dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare il 3 aprile 2007.



APPENDICE 2



data


ora


Adempimento


presso

Giovedì 26 giugno

Ore 18.00

Presentazione delle candidature corredate da firme e dichiarazione di intenti politici del candidato

UTAP

Venerdì 4 luglio

Ore 18.00

Termine per presentare richiesta di votare in sede differente

UTAP

Giovedì 10 luglio

Ore 20.30

Indizione delle assemblee di circolo e inizio delle votazioni

Circoli

Venerdì 11 luglio

Dalle 18 alle 23.00

Votazioni presso i seggi costituiti presso i circoli

Circoli

Sabato 12 luglio

Dalle 9.30 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00

Votazioni presso i seggi costituiti presso i circoli

Circoli

Domenica 13 luglio

Dalle 9.30 alle 13.00

Votazioni presso i seggi costituiti presso i circoli

Circoli

Domenica 13 luglio

Ore 13.00

Inizio delle operazioni di scrutinio presso i seggi

Circoli

Lunedì

14 luglio

Ore 18.00

Termine per presentazioni ricorsi all'Organo di garanzia

UTAP



Il presente regolamento è disponibile


  • presso gli uffici dell'UTAP – Via Fortezza 1 –20124 MILANO (TEL. 02.6963.1000 fax 02.6080133) email utap@pdmilano.org



lunedì 16 giugno 2008

COME IN LIBANO?



Nelle città di ogni paese civile è la polizia a pattugliare le strade.
In Italia invece no, saranno i militari a farlo, anche se l'esercito è assolutamente inadatto al compito che dovrà svolgere.
Lo dico con rammarico: è la prima volta nella storia repubblicana che si arriva ad impiegare il nostro esercito per delle funzioni di ordine pubblico.
Neppure durante gli anni di piombo si arrivò a tanto.
Valerio Pieroni da PdNetwork


L’esercito nelle strade.
Ecco la soluzione che il governo di destra ha deciso di mettere in campo per risolvere l’emergenza sicurezza nel nostro Paese.
Un’emergenza che, è doveroso ricordarlo, se in parte corrisponde davvero alle preoccupazioni e alle ansie della popolazione, in altra consistente parte è stata la stessa demagogica campagna della paura architettata dalla destra a creare.
Il ministro leghista dell’Interno Roberto Maroni potrà quindi contare su 2.500 uomini dell’Esercito, messi a disposizione dal collega Ignazio La Russa, titolare della Difesa, per operazioni congiunte di “pattugliamento e perlustrazione nelle città e nelle aree metropolitane”. Lo stesso La Russa ha assicurato che il periodo di utilizzo dei nostri militari nelle città sarà limitato a un anno.
Dodici mesi di militarizzazione del territorio.
L’Italia entra così nel gruppo ristretto dei Paesi in cui l’Esercito affianca e sostituisce le Forze dell’ordine in quei compiti per i quali le seconde, a differenza dei soldati, sono state addestrate. Diversamente da Paesi come la Colombia (citata come esempio dal ministro ombra Sergio Chiamparino) o come il Libano (come invece ci ha fatto notare Valerio Pieroni da PdNetwork), in Italia non c’è, fino a prova contraria, nessuna guerra civile in corso e neppure squadroni di terroristi nascosti nelle campagne, che minacciano costantemente la sicurezza dello Stato e dei cittadini.
Se di guerra si può parlare, l’unica reale è quella che la camorra, la mafia e la ‘ndrangheta hanno dichiarato alle istituzioni democratiche e contro la quale si è fatto troppo poco.
E quel poco che si è fatto è stato inserito nell’ormai celebre “pacchetto sicurezza” per rispondere a precise proposte di legge recanti la firma del Partito Democratico.
Ma tant’è.
Niente esercito a Scampia.
Niente esercito a San Luca.
Niente esercito a Corleone, dove il figlio di Totò Riina passeggia indisturbato a offrire caffé agli amici dopo essere uscito dal carcere.
No, l’esercito dovrà essere schierato sotto le case della gente.
Nelle città d’arte, nei quartieri popolari così come in quelli più residenziali.
Servirà a qualcosa militarizzare le nostre città?
Servirà a qualcosa continuare a cavalcare le paure della gente?
Servirà a qualcosa diffondere un clima di terrore anche laddove il terrore non esiste?
Avere i soldati nelle strade può significare più serenità peri cittadini?
Secondo noi no.

Emblematico il commento del segretario del PD Walter Veltroni:
“La decisione del governo di usare l'esercito nelle città italiane è sbagliata.
Il tema della sicurezza è questione troppo delicato per essere affrontato solamente con annunci ad effetto che tra l'altro danno una immagine catastrofica del paese contribuendo a mortificare l'ottimo lavoro svolto dalle forze dell'ordine.
La questione fondamentale è garantire la certezza della pena assicurando, nel contempo, alle stesse forze dell'ordine gli strumenti e le risorse necessarie per svolgere al meglio la loro preziosa opera in difesa dei cittadini”.

Il tema è stato affrontato anche dai ministri ombra di Interno e Difesa, Marco Minniti e Roberta Pinotti, che in una nota congiunta hanno ricordato come “neanche nei momenti più difficili della storia della nostra democrazia si è pensato di utilizzare l'esercito con funzioni di ordine pubblico nelle grandi città italiane.
L'idea di utilizzare per la pubblica sicurezza un esercito totalmente professionale, addestrato per fare ben altre ed importanti cose, rischia di produrre una pericolosa confusione di ruoli e di funzioni.
Vi è il pericolo di trasmettere l'idea di un paese non in grado di garantire per via ordinaria, impegnando le forze di polizia a tale scopo preposte, la sicurezza dei cittadini.
E' un atto che mette in imbarazzo le stesse forze di polizia, che non è certo il migliore biglietto da visita per il nostro Paese.
Ci si muove – concludono – ancora in una logica puramente emergenziale non comprendendo che il tema della sicurezza ha bisogno di scelte strutturali che durino nel tempo.
Una politica di sicurezza non si costruisce con un susseguirsi di annunci spesso contraddittori gli uni con gli altri.
Insomma non si capisce che puntare sulla paura può servire anche a vincere le elezioni ma non a governare una grande democrazia occidentale”.
http://www.pdlombardia.it/files/manifesto_sanita.jpg

sabato 14 giugno 2008

CLINICA S.RITA

MARTEDI' 17 GIUGNO PRESIDIO DEL PD

Martedì 17 Giugno il Partito Democratico di Milano e della Lombardia promuoveranno un presidio davanti alla Clinica S.Rita di Milano.
Ad annunciarlo è il Segretario regionale del Pd lombardo Maurizio Martina.

L'iniziativa si svolgerà a partire dalle 17.30 davanti all'ingresso della struttura sanitaria.

"Con questa iniziativa vogliamo manifestare la nostra vicinanza innanzitutto ai tanti cittadini coinvolti e alle centinaia di lavoratori seriamente preoccupati del loro futuro sostiene Martina - Quel che è successo al S.Rita deve spingere la Regione ad una seria riorganizzazione del sistema sanitario lombardo.
Occorre una svolta e servono interventi rapidi.
Se la strada sarà questa noi siamo disponibili a fare la nostra parte propositiva"

"L'episodio è solo l'ultimo di una serie di fatti preoccupanti nella sanità regionale - aggiunge Martina - Certo sarebbe ingiusto generalizzare: gli ospedali pubblici e privati della Lombardia sono per lo più strutture d'eccellenza.
Ma sarebbe altrettanto grave - da parte delle istituzioni preposte - minizzare quanto accaduto.
Occorre invece una reazione immediata a partire da una revisione del sistema di accreditamento delle strutture e da una organizzazione più stringente del sistema dei controlli delle loro attività.
Nel sistema della sanità privata accreditata l'esasperazione della logica "più fai, più guadagni" rischia di creare situazioni insostenibili e gravemente dannose per la salute delle persone.

Tutto ciò è inaccettabile e per questo occorre un cambio di rotta immediato".

Al presidio di martedì parteciperanno consiglieri comunali, regionali e parlamentari del Pd lombardo.
COMUNICATO STAMPA

Sistema Salute in Lombardia:
occorre rivedere le regole di governo


I casi Santa Rita, San Carlo, San Donato, San Siro, Sant’Ambrogio, Galeazzi, sono un evidente indice che il sistema salute lombardo richiede, non solo una terapia d’urto, ma piuttosto necessita di un intero ciclo di cure che preveda l’asportazione del male, la terapia medica, la riabilitazione e la modifica dello stile di vita per evitare le ricadute.

Il sistema, caratterizzato da un’aziendalizzazione spinta che, nel separare la prestazione delle cure dalla gestione della spesa per le stesse e stabilendo criteri di accreditamento che possano indurre i medici a perseguire il profitto attraverso l’approvvigionamento dei pazienti e la pratica di interventi meglio remunerati, ha generato alcune evidenti distorsioni delle quali il caso Santa Rita è solo un drammatico esempio

I lombardi -a fronte di un ticket fra i più elevati d’Italia, di un’onerosa addizionale IRPEF, di liste d’attesa eludibili il più delle volte con il ricorso a prestazioni private, di difficili percorsi ad ostacoli nella giungla delle offerte sanitarie (e in sanità scegliere la clinica sbagliata può essere fatale)- devono fare i conti con un sistema che probabilmente è sfuggito di mano proprio a coloro che lo avevano ideato.

La salute non può seguire le comuni regole di mercato:
  • Il malato non è messo in condizioni di scegliere liberamente e rischia, se non riceve le informazioni adeguate e oneste in merito al livello di professionalità e di appropriatezza della struttura che lo deve curare
  • Il malato non è messo in condizioni di scegliere liberamente e rischia, se le strutture sanitarie hanno un tetto di spesa oltre il quale non possono andare e quando il tetto viene raggiunto (a settembre, ottobre), da quel momento le cure vengono ridimensionate o rinviate all’anno successivo
  • Il malato non è messo in condizioni di scegliere liberamente e rischia, se all’ospedale (che deve competere sul mercato) l’asportazione di un organo rende più di un semplice intervento di riparazione
  • Il malato non è messo in condizioni di scegliere liberamente e rischia, se nella struttura in cui viene operato manca la terapia intensiva e, in caso di emergenza, deve essere trasportato in un altro ospedale

Come intervenire per correggere le distorsioni? I fatti di cronaca e le inchieste giudiziarie di questi giorni ci dicono che un rigoroso sistema di controlli è necessario ma non sufficiente a garantire l’incolumità dei cittadini. Nel nostro Paese non mancano certo normative per i controlli, ma l’esperienza ci insegna che, se il sistema presenta un rischio “genetico” (ci si scusi la metafora) è con l’ingegneria genetica che si deve intervenire in modo da abbassare sempre più la soglia del rischio. Tradotto in linguaggio comune: le regole che sottostanno al sistema devono prevenire una gestione truffaldina della sanità.

Il risultato economico non può essere conseguito a discapito dell’appropriatezza e della qualità della cura, ma soprattutto non possono essere economicamente premianti il malaffare, la spregiudicatezza e l’opportunismo.
Il sistema non deve spingere ad eseguire alcune prestazioni (es. interventi chirurgici per tumori maligni, ricoveri riabilitativi per pazienti in coma) perché remunerate al di fuori del budget e quindi considerate “attraenti” dalle strutture sanitarie per la motivazione economica ed in subordine per la salute del paziente e per il coinvolgimento della famiglia.

Sicuramente non tutto è da cambiare in un sistema che presenta anche indubitabili eccellenze, tuttavia si rende urgente e non più procrastinabile rivedere profondamente le regole che sottostanno al sistema stesso in modo da garantire efficienza efficacia qualità e appropriatezza delle cure, garantire i diritti dei cittadini, la libertà di una scelta informata, promuovere la “clinical governance” anche come riequilibrio del potere monocratico dei direttori generali, conferire un ruolo attivo agli enti locali quale strumento efficace di controllo sociale.

Poiché tali e tanti obiettivi possono essere conseguibili solo attraverso una collaborazione istituzionale sulle regole, suggeriamo fin d’ora i livelli politici istituzionali affinché venga istituita una Commissione regionale tecnico-istituzionale per ridefinire le regole di sistema del Servizio Sanitario Regionale, con particolare riferimento ai criteri di finanziamento della strutture accreditate.

Milano, 11 giugno 2008


Piera Landoni (responsabile provinciale Salute e Welfare PD)

Chiara Porro de’ Somenzi (coordinatrice Forum Salute e Welfare PD)

mercoledì 11 giugno 2008

Ddl sicurezza

Pd : "intransigenza governo",annuncia battaglia

A poche ore dall'approdo in aula al Senato del decreto-sicurezza, che tra le altre misure prevede un giro di vite contro i clandestini che commettono reati, l'opposizione di centrosinistra accusa la maggioranza di "intransigenza" e di aver respinto emendamenti per colpire emergenze sociali come la violenza in famiglia o lo stalking.

"La sensazione è che la maggioranza si sia chiusa a riccio anche per nascondere le divisioni al suo interno", ha detto oggi in una conferenza stampa a Palazzo Madama il ministro ombra dell'Interno del Pd, Marco Minniti.

Secondo Minniti, il centrodestra ha accettato solo una serie di emendamenti relativi all'identificazione degli immigrati clandestini, respingendo tutti gli altri presentati dal Pd, una quarantina in tutto, pur dichiarandoli "pertinenti".

"Non si dice: 'non sono proposte pertinenti. Si dice: 'sono proposte pertinenti, ma adesso no'", ha affermato l'esponente democratico.

La maggioranza, ha detto la capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro, ha respinto gli emendamenti che puntavano a colpire le violenze in famiglia e lo stalking, cioè una serie di comportamenti persecutori che possono diventare anche violenti, come quelli di un innamorato respinto o di un collega invidioso. Norme che pure erano contenute nel pacchetto-sicurezza del governo di centrosinistra mai approvato dal Parlamento per la fine anticipata della legislatura, ma abbondamente ripreso dal centrodestra nel proprio decreto varato a maggio.

La maggioranza, dice il Pd, ha anche ignorato gli emendamenti sull'abolizione della difesa legale gratuita per i mafiosi o la concessione di un posto di lavoro nella Pubblica amministrazione ai cosiddetti "testimoni di mafia" (67 in tutto secondo le cifre fornite dai democratici), essenziali nei processi e la cui vita è costantemente a rischio per le minacce di Cosa Nostra e delle altre organizzazioni criminali.

MURO CONTRO MURO SULL'AGGRAVANTE PER I CLANDESTINI

Finocchiaro, che ha già annunciato di voler ripresentare domani in aula gli emendamenti respinti in commissione, parla di "intransigenza da parte della maggioranza contraddittoria rispetto all'apertura iniziale" mostrata dal centrodestra, e dice: "Non è un buon viatico per l'avvio della discussione in aula".

Uno dei "nodi essenziali" dello scontro resta quello dell'aggravante prevista per gli immigrati irregolari che commettono reati.

Secondo il testo del governo, infatti lo straniero - extracomunitario o cittadino Ue - che compia un reato merita una condanna maggiore se era in Italia senza permesso. Una posizione che per l'opposizione è incostituzionale, perché discriminerebbe gli imputati secondo la nazionalità e l'etnia. Ragion per cui il Pd, che presenterà una pregiudiziale di costituzionalità, chiede che l'aggravante sia comminata solo a coloro che già si sono sottratti all'espulsione.

"Di fatto - ha spiegato Finocchiaro - la norma verrebbe a essere simile per l'aggravante di latitanza nei procedimenti a carico di chi si è sottratto a un ordine di cattura".

Sembra invece risolta in queste ora la questione della confisca dei beni per coloro che affittano alloggi per immigrati clandestini. Dopo una serie di perplessità nelle fila della maggioranza e l'irrigidimento del governo, che aveva portato il Pd a dire che la norma avrebbe colpito anche le persone anziane che ospitano badanti senza permesso di soggiorno, la maggioranza ha trovato un'intesa su un emendamento che prevede la confisca solo in caso di "ingiusto profitto", dice una fonte politica.


martedì 10 giugno 2008

Da Famiglia Cristiana attacchi ingenerosi

Sconcerto nel PD per l'editoriale del settimanale

Sconcertano le parole di Famiglia Cristiana. In un editoriale il settimanale ha attaccato la linea del PD, sostenendo che avrebbe tradito le attese dei cattolici a favore dei radicali, paventando una scissione.
Un articolo ingeneroso subito contestato dagli stessi cattolici democratici a partire da Giuseppe Fioroni. Il coordinatore dell'organizzazione del PD giudica l'editoriale “ingiusto e troppo radicale. Noi stiamo lavorando per un nuovo modo di fare opposizione, confrontandoci su temi e progetti e su risposte alternative sui singoli problemi, basti pensare alla sicurezza o alla giustizia. Dobbiamo costruire un'alternativa a Berlusconi - aggiunge Fioroni - e sappiamo quanto sia indispensabile dimostrare una reale capacità di attrazione dell'elettorato moderato. Molti osservatori ci criticano con la stessa severità ma per ragioni opposte. Spesso dipingono un PD afflitto dall'insofferenza e dall'attivismo dei cattolici. La verità è che compete anche a noi, eredi della tradizione degasperiana, impegnarci per proporre le 'idee ricostruttive' di un nuovo riformismo democratico e solidarista attorno a cui coagulare la maggioranza del popolo italiano".
È netto Fioroni: "Non vorrei quindi che la critica esulasse da questa nostra ambizione e, rimpiangendo vecchi schemi, chiedesse essenzialmente il restauro di una 'corporazione cattolica' bonsai". Il capogruppo al Senato dei democratici, Anna Finocchiaro si è detta “davvero stupita dall'editoriale di Famiglia Cristiana. Quello che più sorprende è la durezza dei toni e di certe affermazioni.
Non condivido, ad esempio, le affermazioni sprezzanti nei confronti dei radicali e non è assolutamente vero che solo dai cattolici sia venuto uno stop al reato d'immigrazione clandestina.
Il gruppo del PD al Senato, nella sua interezza, si è opposto da subito all'ipotesi dell'introduzione di questo reato nel pacchetto sicurezza. Ci sono a testimoniarlo moltissime dichiarazioni mie e di tante senatrici e senatori del mio gruppo.
Certo sicuramente dobbiamo lavorare, a fondo, sull'identità del partito che stiamo costruendo, ma la sintesi dei valori e dei principi si raggiunge non attraverso il dominio di una cultura politica sull'altra ma attraverso una sintesi che guarda avanti. E per questo gli anatemi non servono”. Conclude la Finocchiaro: “la ricchezza e la forza del PD non sarà data solo dalla rappresentazione e dalla difesa dei valori e dei principi dei cattolici ma dalla sintesi virtuosa delle tante culture politiche riformiste che vivono nel nostro partito”.
Paola Binetti ha affermato che “non c'è alcuna remota intenzione né di uscire dal PD né di promuovere una scissione.
Per Vittoria Franco, ministro ombra delle Pari Opportunità, della presa di posizione di Famiglia Cristiana “stupiscono e amareggiano sia i toni che gli argomenti usati contro il Partito Democratico e il suo segretario Walter Veltroni, che appaiono davvero incomprensibili e ingenerosi. Se il problema sono i valori, allora apriamo un confronto nel merito”.
La Franco si chiede: “Qual è il partito che in Italia difende meglio i valori della solidarietà, dell'accoglienza della diversità, del sostegno alle fasce più deboli ed emarginate della società, valori che tradizionalmente sono condivisi dai cattolici? Qual è il Partito che per primo ha denunciato, con la forza dei propri gruppi in Parlamento, la gravità dell'introduzione del reato di immigrazione clandestina e che si sta opponendo all'ipotesi dell'espulsione di massa dei lavoratori stranieri
irregolari? Non abbiamo dubbi sul fatto che questo partito in Italia sia il nostro Partito Democratico, che è nato dalla sintesi tra grandi culture riformiste, prime tra tutte quella socialista e quella
cattolico-democratica. La questione non è infatti il peso della componente radicale all'interno del Pd. Il Partito Democratico nasce come una forza laica e solo scommettendo in pieno, come sta facendo Veltroni, sulla sintesi tra le diverse culture e non sulla supremazia di una sull'altra che
riusciremo a costruire una nuova forza autenticamente laica, solidale, riformista e di innovazione.

Sulla stessa linea Vincenzo Vita. Per il senatore PD “francamente non si può affermare che vi sia una sottovalutazione, nel Pd e nel suo dibattito, della tradizione dei cattolici democratici. Anzi, nel vasto dibattito sui valori fondativi del Partito, vi fu un'ampia parte mutuata proprio da quello che è indubbiamente uno dei grandi filoni della storia italiana.
"'Famiglia Cristiana parla di un 'partito infettato dall'anarchia di valori' e di un 'pasticcio veltroniano in salsa pannelliana'.

E il capogruppo alla Camera del PD, Antonello Soro definisce l'articolo “inaccettabile. Il settimanale si è dimostrato fazioso, e così non fa un buon servizio ai cattolici”.

Una giustizia giusta

Il governo tira dritto sul disegno di legge che dovrebbe limitare l’uso delle intercettazioni telefoniche a fini giudiziari. Lo ha confermato ieri il ministro della Giustizia Angelino Alfano, che ha portato come dimostrazione della presunta “voracità” dell’uso delle intercettazioni, “calcoli empirici che testimoniano che la grandissima parte del Paese è intercettata”. Una fantomatica emergenza, che in realtà non esiste, come dimostra anche l'articolo di Luigi Ferrarella pubblicato oggi dal Corriere della Sera. Parole volutamente allarmistiche che nascondono la volontà di accelerare su uno dei cavalli battaglia dichiarati del governo Berlusconi, ossia la guerra alle tanto “odiate” intercettazioni telefoniche.

La posizione del PD in materia è chiara, ed è stata espressa dal segretario Walter Veltroni: “Con i limiti che il governo dice di voler mettere sull’uso delle intercettazioni decine di indagini non sarebbero state possibili, tanti crimini non avrebbero trovato il loro colpevole, per i reati di corruzione o concussione, per quelli finanziari e persino per quelli legati alla criminalità organizzata che – come ci dice l’esperienza – spesso sono intrecciati a questi. Siamo davanti a provvedimenti gravi e sbagliati. Il Partito Democratico ha sempre detto di voler affrontare il tema delle intercettazioni in maniera del tutto diversa: i magistrati hanno il diritto di eseguire le intercettazioni ogni volta che lo ritengono necessario, qualunque sia il reato. Quella che deve essere tutelata è la privacy dei cittadini che non sono sotto inchiesta e che non hanno commesso reati, quindi è responsabilità degli stessi magistrati che le intercettazioni restino segrete se non per le parti strettamente utili all’inchiesta e alle accuse. Il governo vuol impedire ai magistrati di indagare”.

Proprio questo è il nodo attorno al quale ruota la discussione. L’abuso mediatico delle intercettazioni telefoniche, destinate all’uso giudiziario, ha rappresentato sicuramente un problema, per il quale è necessario un intervento normativo. Altra cosa sono i processi e l’importanza che lo strumento riveste nell’ottica di una buona riuscita delle indagini. L’azione legislativa che il governo si appresta ad intraprendere andrebbe a limitare la possibilità di utilizzare le intercettazioni per reati considerati – non si sa bene da chi – minori, quali corruzione, concussione, e molti altri. Nei piani di Alfano c’è infatti quella che viene considerata una vera novità in materia: l’uso delle intercettazioni a fini giudiziari verrebbe limitato solo ad alcuni reati, di particolare gravità, come mafia o terrorismo, escludendo in un solo colpo tutti gli altri.

“Nessuno vuole arginare l'azione della magistratura o comprimere le indagini, ma è accaduto spesso che il codice sia stato violato senza alcuna conseguenza”. Il “troppo spesso” di Alfano rimane qualcosa di indecifrabile, così come la sua concezione di violazione del codice. Di sicuro, chi non protesterà per il presunto abuso delle intercettazioni telefoniche sono i famigliari e gli amici delle cinque vittime della clinica Santa Rita - già ribattezzata la “clinica dell’orrore” - di Milano. Chi avesse dei dubbi in materia si rivolga ai pubblici ministeri Grazia Pradella e Tiziana Siciliano, chiedendo loro a cosa avrebbero portato le loro indagini se non avessero avuto a disposizione le tante intercettazioni telefoniche che hanno fatto luce sui drammatici retroscena legati alle attività criminose che si svolgevano nella clinica ai danni dei pazienti.

Ma tant’è. L'aspettativa sul ddl è alta. Oggi è arrivato anche l'appello del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che da Venezia è intervenuto sul delicatissomo tema. "E' un problema reale, non c'è dubbio, - ha affermato - ma spero che si possano trovare soluzioni con larghe intese, anche tenendo conto del lavoro degli anni passati". E le polemiche infuriano, anche all’interno della stessa maggioranza. La Lega Nord storce il naso e il ministro Alfano – e quindi il premier Silvio Berlusconi – è in forte difficoltà. Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del PD, invita il governo a non intraprendere azioni di forza in materia di intercettazioni. “Servono nuove regole – dice – ma non mi convince una legislazione che enumera una serie di reati per perseguire i quali è possibile ricorrere alle intercettazioni ed esclude tutti gli altri. Dobbiamo evitare di buttare il bambino con l'acqua sporca. Stabiliamo regole condivise ma evitiamo di porre intralci all'attività investigativa. Non possiamo stabilire a priori limiti alle investigazioni”.

Il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, stigmatizza “la disinvoltura con la quale si vuole affrontare la materia delle intercettazioni che va ridimensionata”, quindi ”prima di azzuffarci c'è bisogno di conoscere il contenuto del provvedimento”. Ma a bocciare l'impianto del governo è sin da ora il mondo dell'informazione, con il presidente della Fieg, Boris Biancheri, che avverte: “Limitare le intercettazioni alle indagini relative a reati di terrorismo e criminalità organizzata non mi sembra affatto una buona idea. Un sequestro di persona o la corruzione di un pubblico ufficiale che non hanno connessioni con mafia o camorra non sono meno gravi per questo”.

A sintetizzare, infine, la posizione del PD è il ministro ombra della Giustizia Lanfranco Tenaglia. “Abbiamo denunciato sin dal primo momento la gravità e l'erroneità degli annunci fatti da Berlusconi in tema di intercettazioni. Sia per la limitazione dello strumento di indagine, sia per la necessità di tutelare il diritto di cronaca, noi agiremo in Parlamento quando conosceremo la proposta per fare una buona legge che costituisca equilibrio tra i diritti coinvolti (riservatezza, esercizio dell'azione penale e diritto di cronaca), che vanno tutti allo stesso modo considerati e tutelati”.

Tenaglia non risparmia, in tal senso, una risposta alle parole pronunciate da Antonio Di Pietro, che ha accusato il PD di tentennare nell’opposizione alle intenzioni governative di limitare l’uso a fini giudiziari delle intercettazioni telefoniche: “Nei suoi giudizi Di Pietro dovrebbe tenere conto di questa che è la realtà anziché aprire polemiche infondate. Comunque è bene su questo punto che il governo giunga ad una proposta e la formalizzi immediatamente perché la materia richiede un esame sereno e approfondito non proclami o polemiche urlate. I cittadini si aspettano la soluzione dei problemi che in materia di giustizia riguardanti innanzitutto la durata dei processi”.

Complimenti Berlusconi!!!!

lunedì 2 giugno 2008

Il Partito Democratico

aderisce alla manifestazione nazionale

In marcia per il clima, Milano, 7 giugno 2008


 

Il Partito Democratico della Lombardia aderisce alla manifestazione nazionale "IN MARCIA PER CLIMA" che si terrà il 7 giugno a Milano, grazie allo sforzo delle molte associazioni che l'hanno ideata e promossa.

Lo abbiamo detto in campagna elettorale e lo ribadiamo ancora: il paese, in particolare
la
nostra Regione, deve raccogliere la sfida dell'efficienza energetica, delle rinnovabili e della mobilità sostenibile. Ma dirlo non basta, vogliamo assumerci degli impegni.


 

Il PD si impegna a sviluppare
iniziativa politica in tutte le amministrazioni pubbliche in cui è presente, al governo o all'opposizione, per politiche e azioni concrete a livello regionale e locale che servano a:

  • ridurre la bolletta energetica dei lombardi e delle amministrazioni locali, rendendo più efficienti le case, gli edifici pubblici e le scuole e promuovendo le fonti rinnovabili e il consumo intelligente.
  • aiutare le nostre imprese ad agganciare la nuova rivoluzione energetica, innovando i processi produttivi e i prodotti.
  • ridurre la produzione dei rifiuti, aumentare la raccolta differenziata, recuperare energia e materia dal loro smaltimento.
  • costruire un sistema ferroviario e del trasporto pubblico regionale più efficiente, con tariffe, stazioni e mezzi più integrati ed amichevoli.
  • rafforzare le alternative urbane all'auto, con più mezzi pubblici
    in periferia e negli orari serali, corsie preferenziali, bus a chiamata, auto e bici a noleggio, taxi collettivi, spazi per ciclisti e pedoni, e rendendo economicamente non conveniente l'uso dell'auto in città.
  • appoggiare un progetto di riforma fiscale, su base federale, che premia chi risparmia energia e non inquina: meno tasse sul lavoro, più tasse sul consumo di ambiente.

Il PD si impegna da subito in tre azioni concrete:

  • Lucciole per lanterne: tutti gli amministratori locali del PD sono chiamati a prendere le necessarie decisioni per la sostituzione totale delle lampadine utilizzate nei propri uffici, e per il rinnovo della rete della pubblica illuminazione, passando da quelle tradizionali a quelle a fluorescenza di classe A, che consumano 5 volte meno di energia e denaro pubblico e riducono le emissioni di CO2 dell'80%.
  • Circoli democratici e eco-responsabili: tutti circoli del PD sono chiamati a migliorare l'efficienza energetica e ambientale delle loro sedi e degli incontri ed eventi organizzati dal PD. In ogni circolo, dove sarà tecnicamente possibile, si utilizzeranno: impianti di illuminazione efficiente, computer e fotocopiatrici a più basso consumo, soluzioni per il riscaldamento e il raffrescamento dei locali a minore spreco energetico. Si ridurranno i consumi di carta, di prodotti usa e getta e si faciliterà l'accesso e l'uso delle biciclette.
  • Pannelli senza frontiere: il PD aderisce al progetto promosso da Cisao per l'installazione di pannelli solari presso le comunità rurali del Mali, a servizio delle locali maternità. Sarà un'estate di iniziative e feste democratiche dedicate all'ambiente e alla cooperazione internazionale, alla raccolta fondi e alla promozione di una cultura ambientale su scala globale.


 

Il PD sarà presente al Corteo che si muoverà tra piazza San Babila e Piazza Oberdan (punto di incontro ore 15, davanti alla Casa della Cultura, via Borgogna 3, MM San Babila). Sul Blog Ambiente accessibile da www.pdlombardia.it, organizziamo la raccolta di opinioni sulle nostre proposte e la diffusione di materiali per realizzarle.

Analisi a freddo sulle elezioni politiche 2008

Il PD e la svolta possibile


 


 


 

di Vincenzo Ortolina


 


 

Dopo i primi commenti a caldo, è il momento di ragionare, sui risultati elettorali di aprile, stemperando la passione emotiva, per quanto possibile. Riparlandone, appunto, a mente fredda, io considero deludente l'esito della consultazione, per noi. Il PD ha infatti ottenuto, sia alla Camera sia al Senato, il 33% dei voti (più qualche decimale), quattro punti in meno del PdL. Ma la coalizione di centrodestra, comprensiva dunque della Lega più gli altri piccoli partiti, con quasi il 47% dei voti ha battuto la nostra (PD più Di Pietro) di ben 9 punti percentuali. Un ….abisso, diciamocelo, anche se si tratta, per il Partito democratico, del risultato più alto del riformismo italiano, come ci ricorda Veltroni. Ma non eravamo ad un'incollatura dai battistrada, come c'è stato detto, con un crescendo rossiniano, durante l'intera campagna elettorale? Oppure, qualcuno bluffava? Era in proposito evidente dall'inizio che, per vincere le elezioni (e non badare soltanto al risultato del nostro partito), si doveva fare la corsa non sul solo Popolo della libertà, ma su questo più i suoi alleati. E sapevamo che era pressoché impossibile riuscirvi. Ecco perché non mi sento di ironizzare troppo su chi, anche in casa nostra, ha parlato di suicidio programmato. E' pur vero che, volendo sommare, in un esercizio puramente retorico (visto come sono andate le cose), anche i voti ottenuti dalle altre liste della vecchia coalizione di centrosinistra, arriviamo ad una percentuale di poco superiore al 40%, marcando dunque una contrazione significativa rispetto al 2006.


 

Possiamo allora davvero considerare l'esito di aprile, come è stato pur detto, una sconfitta elettorale ma non politica, e comunque una vittoria morale per il Pd?
Concedetemi di dubitarne. Certo, le condizioni di partenza erano disastrose: innanzi tutto, il retaggio di due anni di demonizzazione, da parte della grande stampa padronale e dei media berlusconiani (ahi, il conflitto d'interessi!), dell'attività, invero complessivamente non negativa, del governo Prodi, solo in parte giustificata dai troppi litigi nella maggioranza e da taluni clamorosi errori di partenza, quali la pletora degli uomini chiamati al governo. L'opinione pubblica ne è stata fortemente influenzata in negativo, come sappiamo. Assai discutibile però, in proposito, la sostanziale dissociazione, in campagna elettorale, del PD, che ha troppo debolmente rivendicato, nonostante ne fosse una componente fondamentale, alcune buone scelte di quel governo, che pure ci sono state, oltre alla politica di risanamento dei conti, certo impopolare, ma necessaria. Veltroni ora precisa meglio, in proposito: bene il governo, male la sua maggioranza: Ma, forse, tale messaggio non è stato espresso in modo così chiaro, a suo tempo. Poi, ancora (e forse in primis), la questione sicurezza (caro Amato, e il tuo il decreto?), indubbiamente in parte sottovalutata dal centrosinistra e invece prontamente strumentalizzata dal centrodestra, che, in non pochi casi, ha esplicitamente alimentato ed assecondato la paura, in particolare, contro extra comunitari e Rom.


 

Qualcuno dei nostri ha cercato di … rimediare al nostro ritardo, giusto a ridosso del voto, proponendo le ronde comunali, i braccialetti per le donne, e la cacciata, sic et simpiciter, di tutti i Rom. Scavalcando così a destra certa destra, e non risultando credibile. In questo clima non hanno trovato l'humus adatto, neppure nel mondo cattolico, messaggi quali quelli del cardinale Tettamanzi, che invitavano a considerare che, in realtà, noi abbiamo bisogno di andare oltre ogni forma di chiusura e di ostilità, che gli immigrati non vanno fermati col filo spinato, e che la globalizzazione (nonostante il suo lato …oscuro) dovrebbe farci toccare con mano la ricchezza delle diversità di ciascun popolo.


 

Altra evidente causa della sconfitta, l'allucinante vicenda della monnezza napoletana, corredata da un'ingiustificabile resistenza di Bassolino, Iervolino, e compagnia briscola, vicenda risultata semplicemente micidiale per il nostro risultato in Campania e in tutto il Sud. Anche qui, però, una domanda: ma il commissario straordinario è stato all'altezza (in una situazione pur pazzesca), ed ha lavorato con i ritmi giusti, se è vero, per esempio, che la Regione Toscana pare non abbia mai ricevuto il quantitativo (non indifferente) di rifiuti che si era dichiarata disponibile ad accogliere? Infine (ed è il caso di dirlo: last but non least), la questione del carovita, e l'incapacità del governo (questa sì va ammessa) di dare subito segnali concreti, utilizzando tempestivamente il tesoretto, per aumentare i salari e le pensioni più basse: troppe incertezze, lentezze e confusioni, sull'argomento!


 

Ha stravinto la destra, dunque. Che non sarà fatta certo, caro Walter, di gentaglia moralmente riprovevole, così come il nostro paese non è solo dominato dalla telecrazia. Io
non commento, qui, i giudizi di chi afferma che nelle elezioni ha in realtà prevalso quella parte del paese che ingloba anche componenti straordinariamente capaci di essere insieme, in qualche misura, il malcostume e la sua critica sgangherata (l'antipolitica), con piena soddisfazione, peraltro, del suo elettorato. Una parte che ha eccitato il malcontento contro chiunque abbia a che fare con la politica, dimenticando, ad esempio, che i privilegi di certi imprenditori e di certi manager (e non solo), anche di quelli che hanno portato al fallimento di fior di aziende, sono di norma infinitamente superiori a quelli dei politici. Difficile non concordare, comunque, sulla constatazione che, ancora una volta, Berlusconi (complimenti a lui!) è riuscito a tenere insieme le contraddizioni tra le esigenze dell'impresa di avere manodopera extracomunitaria e la xenofobia delle piccole comunità e delle periferie dei centri urbani, nonché le tensioni tra lo statalismo degli apparati burocratici e l'ultra liberismo del popolo delle partite Iva.


 

Ad una corazzata di destra
così forte (grazie soprattutto all'exploit della Lega, d'accordo), noi abbiamo contrapposto l'orgoglio del nostro partito del 33 per cento più un (relativamente) piccolo alleato, peraltro un po' scomodo. Troppo poco, invero! Ecco allora che il problema delle alleanze resta aperto. In proposito, il leader PD ha cominciato a chiarire che è ben consapevole del problema, e che non intende affatto assumere atteggiamenti d chiusura orgogliosa. Precisando però che ipotizza una coalizione fatta da un grande partito (il nostro) che rappresenti il centro di gravità di un sistema ricomprendente anche partiti minori che non contestino però in alcun modo a quello più grande dell'alleanza la leadership politica generale. Un partito che, partendo da una sua precisa identità pur se a composizione plurale, faccia valere il suo programma. Un programma necessariamente innovativo, che contempli una proposta di governo credibile e coerente, capace di dare risposte concrete alle domande del paese. Alleanze soltanto a partire dai programmi, perciò, e non più costruite sul collante dell'antiberlusconismo.


 

Bene. Ci sono, tuttavia, alcuni però: come si fa a vincere, quale che sia il meccanismo elettorale, con un'alleanza troppo lontana dal 50%? E se è giocoforza ingrandirla, con chi? Se i nostri programmi discendono, come credo debba essere, da una piattaforma ideale e politica, la stessa non può autorizzare indifferentemente qualsiasi politica e qualsiasi alleanza, a me pare. E il nostro campo non può che restare quello del centrosinistra allargato, anche se i nostri alleati a sinistra (con falce e martello o meno nel simbolo) devono superare talune posizioni ideologiche quali, per fare alcuni esempi, il no ai rigassificatori e ai termovalorizzatori o a qualsiasi nuova strada. Essi (o perlomeno quella parte di loro che non si accontenta più di posizioni di testimonianza) hanno il dovere di mediare politicamente la propria radicalità e di trasferirla come possibile sul piano dell'azione di governo. Su altri temi, ogni caso, quali l'ancoraggio ai valori della Costituzione, il rifiuto dell'eccesso di personalizzazione della politica, del presidenzialismo spinto, della svalutazione del ruolo delle assemblee elettive, mi pare non possiamo non concordare. Così come, per fare un ultimo esempio, sulla considerazione che obiettivo di una forza di centrosinistra è sì combattere la povertà anziché la ricchezza, come dice Veltroni, ma anche ridurre le troppe disuguaglianze. O no? Europeizzare la politica italiana va bene, caro Walter. C'è però un altro però: l'Italia resta un paese troppo anomalo, diverso da ogni altro del mondo occidentale avanzato. Sto parlando ovviamente del conflitto d'interessi, mi pare neppure evocato nella recente assemblea dei circoli lombardi. Alla questione, cioè, del controllo dei mezzi di comunicazione, TV e giornali, oggi troppo squilibrato a favore della destra, che così fruisce di un potere politico enorme, a dispetto di quanti affermano che i media non spostano voti. Un conflitto che il padrone di Mediaset, lo statista nuovo, ha mandato segnali di non voler affrontare seriamente, mentre si sta preparando a rioccupare la Rai. Taluno afferma tout court che occorre riformare il sistema televisivo e dell'informazione per difendere lo stato di diritto. Concordo. Certo, la destra può comunque contare naturaliter, come è stato scritto da qualche parte,
su un paradigma culturale - sostanzialmente quello del consumo - eccezionalmente attraente e affabile, avvolgente e diffuso, che potrebbe garantirle per un pezzo una superiorità non solo nei posti di comando ma soprattutto negli usi e nei costumi. Ma proprio in ragione di ciò, senza eccessi di moralismo, c'è bisogno di avere una comunicazione più pluralista e di qualità. Allora: si al dialogo istituzionale se però c'è la volontà di risolvere La questione: altrimenti facciano loro!


 

E se di riforme istituzionali dobbiamo in ogni caso parlare, incalziamo subito la maggioranza presentando le nostre proposte sull'indeludibile esigenza di riforma della legge elettorale, sulla significativa riduzione del numero dei parlamentari, sul superamento del bicameralismo perfetto e quindi la creazione del senato delle autonomie, su una profonda razionalizzazione del sistema Province, da intendersi quali enti intermedi, di dimensione adeguata, che si occupino esclusivamente di poche materie afferenti la programmazione territoriale d'area vasta, sul superamento delle stesse nelle Città metropolitane, sulla rivitalizzare del ruolo delle assemblee elettive, in particolare degli enti locali, ai quali va ricondotta la più parte di quelle competenze oggi disseminate in una pletora di società, consorzi, eccetera, sulla riduzione della polverizzazione dei comuni piccoli, sulla necessità di una chiara definizione della ripartizione delle funzioni e delle competenze dei diversi enti, per evitare doppioni e confusioni tra i diversi livelli istituzionali, sulla base dei principi costituzionali di sussidiarietà, adeguatezza ed efficienza. Insomma: proposte che mirino a riportare l'ordinamento istituzionale ad una condizione di equilibrio e razionalità. Quanto alla politica quotidiana, invece, nessun inciucio, a parte una ragionevole condivisione di scelte che riguardino le emergenze.


 

Resta infine un problema: come trovare, nel nostro partito, spazi per dibattere in profondità (e dunque non nei cinque minuti delle mega assise) tutto ciò, oltre che le numerose questioni che riguardano la vita del partito medesimo. Un dibattito che potrebbe portare serenamente a dividerci tra maggioranza e minoranza. E forse questa è ormai una necessità, oltre che essere una parte decisiva della democrazia interna di un partito politico degno di tale nome. Non dimentichiamo che tante volte abbiamo rimproverato ai nostri avversari (in particolare ai partiti di Berlusconi, ieri Forza Italia e oggi Pdl) proprio l'assenza di democrazia interna, tante volte abbiamo criticato l'idea di un capo assoluto che decide mentre tutti gli altri eseguono, per quanto io condivida l'idea delle Primarie per eleggere lo stesso. Ecco, io credo che dovremmo a tutti i costi evitare questa eventuale deriva che da un lato è foriera di guai e dall'altro non fa parte della nostra storia né della nostra cultura politica. Io non rimpiango tout court i tempi dei partiti storici, dove il confronto interno diveniva esasperante e finiva per paralizzare le decisioni. Rimpiango invece la ricchezza dei quei confronti, le correnti intese come centri di elaborazione di idee, il rispetto del dissenso e delle minoranze (che un grande partito deve necessariamente contemplare). Il mio auspicio è che si possa innovare e velocizzare, ricordando e trattenendo le grandi lezioni del passato. C'è una differenza tra il vecchio e il tradizionale. Il vecchio può e deve essere superato, il tradizionale va, più semplicemente, attualizzato, perché lì dentro ci sono i valori, i nostri valori di riferimento.


 

Maggio 2008