giovedì 25 settembre 2014

SCUOLA IN COMUNE, GIOVANI DEMOCRATICI ADDA-MARTESANA

MERCOLEDI' 8 OTTOBRE A PESSANO CON BORNAGO
5 incontri, in 5 comuni, per 5 settimane! Parte SCUOLA IN COMUNE, un ciclo di incontri realizzato dai Giovani Democratici dell’Adda – Martesana, per far conoscere alla popolazione il funzionamento di un’amministrazione comunale. Si tratta di un vero e proprio percorso formativo, aperto a tutti, che vuole rivolgersi soprattutto ai giovaniimpegnati nei partiti, nei consigli comunali o che un giorno potrebbero avere l’opportunità di ricoprire il ruolo di consigliere o assessore. 
Non è la classica scuola politica, in cui vengono trattate in modo generale grandi tematiche e i massimi sistemi del mondo, ma un corso che guarda all’amministrare, alla vita quotidiana di assessori e consiglieri, al come rendere realtà le idee della politica. 
E’ la prima volta che una formazione così strutturata viene svolta qui in Martesana e aperta a tutti i cittadini interessati. Esprimo, a nome di tutti i Giovani Dem della zona, la soddisfazione di essere riusciti a mettere in piedi un simile progetto; una soddisfazione anche personale, dato che quando sono stato eletto a coordinatore di zona avevo promesso che in autunno tutta la Martesana sarebbe stata coinvolta in un simile percorso. Posso dire di aver mantenuto la promessa. Ovviamente ciò è stato possibile grazie all’aiuto di tutti, dei segretari di circolo e di tutti i relatori che si sono resi disponibili. 
Ci vediamo a Pessano con Bornago, mercoledì 8 Ottobre! 
Francesco Galli
Coordinatore GD Martesana

martedì 9 settembre 2014

LA BUONA SCUOLA IN 12 PUNTI







PER PARTECIPARE  http://labuonascuola.gov.it/
Non una riforma, non un adempimento burocratico, non un libro dei sogni.
Un patto, semplice e concreto.
L’Italia cambierà solo se noi metteremo al centro la scuola.
Noi possiamo mettere al centro la scuola solo se lo facciamo assieme agli studenti, ai professori, ai dirigenti scolastici, alle famiglie, al personale tecnico.
Il Parlamento può cambiare una legge. La scuola può cambiare un Paese.
Noi siamo pronti a fare la nostra parte, cambiando tutte le leggi che vanno cambiate.
Ma vi proponiamo di aiutarci a cambiare il Paese.
Come?
Molto semplice.
Qui trovate il rapporto sulla scuola, con le idee del Governo.
Dal 15 settembre al 15 novembre andremo scuola per scuola, aula per aula a raccogliere le vostre opinioni. Scriveteci, criticateci, diteci la vostra. Coinvolgetevi. Sono anni che fanno le riforme passando sopra la vostra testa. Stavolta, no. Vogliamo affrontare questa sfida insieme.
Noi vi proponiamo i dodici punti che trovate nell’elenco allegato: mai più precari, dal 2016 solo concorsi, basta supplenze, la scuola fa carriera, la scuola si aggiorna, scuola di vetro, sblocca scuola, scuola digitale, cultura in corpore sano, le nuove alfabetizzazioni, fondata sul lavoro, la scuola per tutti tutti per la scuola. Trovate i singoli punti nel documento allegato. Leggetelo, approfonditelo, discutetelo.
Poi nella legge di stabilità entro l’anno mettiamo i soldi che servono, per questo progetto e per l’edilizia scolastica. Da gennaio i testi di legge. Il 2015 – dopo una lunga discussione – diventa l’anno della sfida.
Vi propongo un patto, un patto educativo.
Noi sul tavolo mettiamo le idee che vedete e tutto il coraggio che abbiamo, per evitare il coro di lamentela dei rassegnati e dei cinici che già dicono: “Tanto non cambia mai nulla”
A voi chiedo di essere protagonisti e non spettatori.
Chi vuole bene all’Italia vuole bene alla scuola. Renderla più giusta e più rispettata è il nostro obiettivo. Lo facciamo insieme?
Matteo Renzi
matteo@governo.it   
Per partecipare  http://labuonascuola.gov.it/

martedì 27 maggio 2014

ELEZIONI EUROPEE 2014

PARTITO DEMOCRATICO DI PESSANO CON BORNAGO
45,20%  2067 VOTI.
GRAZIE A
PESSANO CON BORNAGO,
CITTA' DEMOCRATICA!!

Solo un dato su tutti per capire l'enormità del risultato storico:


-2013 PD 31,18% 1597 voti(Senato) con affluenza 83,82%
-2014 PD 45,20% 2067 voti             con affluenza 66,30% 
        Differenza + 470 voti

Partecipa anche tu alle attività del Circolo, siamo una comunità e nessuno ti espellerà.

Iscriviti al PD, per informazioni chiama al 3293619685 o scrivi a pdpessanoconbornago@gmail.com

Giovedì 29 dalle 21:00 siamo al Circolo per parlare delle elezioni e di come possiamo contribuire al miglioramento del nostro Paese.

ps.sono arrivate le tessere, ci tesseriamo!!!

http://www.partitodemocratico.it/doc/268425/risultati-elettorali-europee-2014.htm

venerdì 4 aprile 2014

martedì 18 marzo 2014

Milano, città metropolitana, il nostro territorio.

Le sfide per un nuovo governo del territorio metropolitano: pianificazione integrata, riqualificazione territoriale, equilibrio delle funzioni, limitazione del consumo di suolo.  http://www.milanocittametropolitana.org/pianificazione-territoriale-2/

lunedì 3 febbraio 2014

Primarie per la Segreteria Regionale il 16 febbraio



I CANDIDATI:  
Diana De Marchi  http://www.blogdem.it/pdlombardia/files/2014/01/Biografia_PRIMARIEREGIONALI_DianaDeMarchi1.pdf

Alessandro Alfieri  http://www.blogdem.it/pdlombardia/files/2014/01/Biografia_PRIMARIEREGIONALI_AlessandroAlfieri-3.pdf 

A Pessano con Bornago il seggio sarà presso la sede del Circolo PD in Via Negroni, 4
per info: cell. 3293619685

sabato 1 febbraio 2014

Le tre bugie dei Cinquestelle sul decreto Bankitalia

La Banca d'Italia deve restare pubblica? Falso, aveva già capitale privato.

È stato fatto un regalo alle banche? Falso, hanno coperto l'abolizione della seconda rata Imu e ora pagheranno un extragettito sulla rivalutazione delle quote.

Le riserve della Banca sono dello stato? Falso, sono di via Nazionale
Immaginare di distinguere se c’è malafede o ignoranza in Grillo e nei Cinquestelle rischia di essere uno sforzo inutile. In questi giorni hanno ripetuto che con il decreto Imu-Bankitalia si è fatto un regalo alle banche ai danni dei cittadini, si è privatizzata la Banca d’Italia e soprattutto si sono sottratte alla disponibilità dello stato le riserve auree di Bankitalia. E’ davvero così? In realtà il decreto cambia poco o nulla nella gestione della Banca senza contare che la rivalutazione del patrimonio ha più un effetto contabile che non economico. Una differenza che, evidentemente, il M5S non riesce o, peggio, non intende cogliere. Ma andiamo con ordine.
1. Beppe Grillo ha sostenuto ancora oggi che «la Banca d’Italia è degli italiani e deve restare pubblica»; ma è vero che la Banca  con il decreto 133, convertito in extremis in legge dalla camera, è stata privatizzata?
No, anzi la questione va rovesciata. Il capitale della Banca d’Italia era già prima del decreto nelle mani dei privati, ovvero delle banche che un tempo, quando Grillo si guadagnava di che vivere come comico, erano pubbliche mentre ora sono private. Quel capitale, fermo al valore nominale di 156mila euro fissato nel 1936 è stato con il decreto solamente rivalutato.
Dunque, se Grillo & Co. volessero nazionalizzare la Banca, il Tesoro dovrebbe incamerare tutto il maggior valore attuale delle azioni di via Nazionale ed effettuare un esproprio che comporterebbe un indennizzo ai soci privati, come previsto dalla legislazione italiana, compreso tra i 5 e i 7,5 miliardi. Miliardi che il Tesoro non ha e che andrebbero trovati presumibilmente presso i cittadini. L’esatto contrario di quanto sostiene il M5S.
La Banca d’Italia è semmai riconosciuta come «istituzione dello stato italiano» motivo per il quale la nomina del Governatore avviene con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d’Italia. È quindi, e non da oggi, un istituto di diritto pubblico con capitale privato. In linea peraltro con la Banca centrale europea che è un’istituzione pubblica, il cui operato è regolato dai trattati, il cui presidente  è nominato dall’insieme dei governi nazionali e il cui capitale sociale è ripartito tra le banche centrali europee.
2. È vero quanto sostengono i grillini che «la rivalutazione delle quote significa un regalo enorme ai soci della nostra banca centrale, ossia alle banche e alle assicurazioni private»?
No, e il motivo è presto detto. Oggi per effetto dei processi di aggregazione avvenuti nel mondo bancario oltre il 50% del capitale della Banca d’Italia è concentrato nelle mani di due gruppi bancari: Intesa San Paolo e Unicredit. Esistevano, già prima del decreto, clausole che impedivano ai controllati di controllare il controllore e con il decreto che impone alle banche di vendere la quota di partecipazione alla Banca d’Italia eccedente il limite del 3%, al fine di garantire un’azionariato polverizzato, ciò sarà anche rafforzato.
Cambierà dunque qualcosa nell’influenza degli azionisti sulla Banca d’Italia? Non cambierà nulla perché i soci non hanno alcun diritto sulle riserve valutarie e auree. O meglio, fino ad oggi i quotisti della Banca venivano remunerati con  al massimo 70 milioni l’anno anche se sulla carta potevano essere destinatari fino al 4% delle riserve auree.
Con il decreto appena approvato i soci perdono quel diritto che varrebbe alcuni miliardi, mentre la remunerazione ordinaria potrà salire fino a 450 milioni l’anno. Ed è questo, semmai, l’effetto economico (non più contabile) per il Tesoro. Infatti fino ad oggi la remunerazione che non andava alle banche confluiva al Tesoro, mentre alzando il tetto della remunerazione ordinaria al Tesoro andrà un minor flusso di denaro che, in ogni caso, sarà compensato dalle tasse sulle plusvalenze che le banche  dovranno versare a causa della rivalutazione delle loro partecipazioni. L’ammontare stimato è di 900 milioni di euro per tre anni. Semmai il tema che qualcuno solleva è nel lungo periodo. Per Natale D’Amico, già Banca d’Italia oggi consigliere della Corte dei conti, le perplessità riguardano gli effetti nel lungo periodo sulle entrate del Tesoro.
Non solo, se si considera che con il decreto Imu-Bankitalia – e questo è uno dei motivi della singolare commistione di temi in un unico provvedimento – l’abolizione della seconda rata Imu 2013 per la prima casa è stata finanziata portando a quasi il 130% l’acconto Ires e Irap versato a fine anno per banche e assicurazioni è difficile pensare che agli istituti di credito sia stato fatto un regalo.
Semmai l’effetto del decreto sul patrimonio delle banche è ancora contabile perché rendendo commerciabili le quote della Banca d’Italia le aziende di credito bancarie potranno rafforzare il loro patrimonio. Patrimonio che, è bene ricordare è oggi più fragile avendo incorporato molti titoli di stato italiani per “salvare” il paese dalla bancarotta (negli anni in cui Grillo se la prendeva ancora solo con le industrie e non con i politici) ma anche molte sofferenze (ovvero crediti che difficilmente rientreranno in banca) dovute alla crisi. Un rafforzamento del patrimonio  bancario, consentendo agli istituti di credito  di essere più solidi patrimonialmente anche alla luce dei criteri di Basilea 3, faciliterà la concessione in futuro più prestiti. Se questo avverrà o no non lo si può sapere oggi e sarebbe un processo alle intenzioni. Semmai qui c’è il tema del merito di credito, concetto che però i grillini non sembrano afferrare almeno per il momento.
3. È vero che le riserve auree della Banca d’Italia sono dello stato, come sostengono i grillini, e non della Banca d’Italia?
Falso. Le riserve auree sono nella disponibilità delle banche centrali. Non solo in Italia ma in tutte le banche centrali europee. Lo prevede lo statuto della Banca centrale europea ma anche i trattati europei e, questo, per sancire l’autonomia dell’operato delle banche centrali rispetto a quello dello stato. Anche se c’è stato in Italia chi in passato in maniera più raffinata, e ora Grillo, in un assalto tanto isterico quanto giacobino, ha tentato e tenta di metterci le mani.
Ed allora i 7,5 miliardi utilizzati per la rivalutazione delle quote di Bankitalia rispetto ai valori di mercato presi dalle riserve auree della Banca d’Italia sono della Banca d’Italia e non dello stato italiano. Via Nazionale prende dalle sue riserve come una qualsiasi altra società per aumentare il capitale, non i soldi degli italiani.
http://www.europaquotidiano.it/2014/01/31/ecco-le-tre-bugie-dei-grillini-sul-decreto-bankitalia/
PER SAPERNE DI PIU': http://www.giancarlogiudici.it/pensierino.htm

venerdì 3 gennaio 2014

La lettera del Segretario scritta ai Partiti.


Gentilissimi,
nei giorni scorsi quasi tre milioni di italiani mi hanno affidato l’incarico di guidare il Partito Democratico attraverso le primarie. Si tratta di una responsabilità molto bella che cercherò di adempiere con il massimo della dedizione, del coraggio, della fantasia. Non credo di esagerare quando dico che il voto delle primarie è un messaggio per tutta la classe dirigente, non solo per noi. Il 2013 che si è appena chiuso è stato un anno terribile per la politica. Il passaggio elettorale non ha prodotto un vincitore certo, la coalizione di maggioranza si è assottigliata prima di procedere a riforme significative, forte è il clima di disgusto dei cittadini nei confronti dei loro rappresentanti. Le primarie hanno impegnato il mio partito, il PD, primo partito nel voto del 2013 e in termini di rappresentanza parlamentare a prendere l’iniziativa, in modo rapido e chiaro. E credo giusto farlo senza tattiche e secondi fini. Da noi i cittadini oggi esigono rapidità d decisione e chiarezza delle posizioni. Oggi, primo giorno lavorativo del 2014, dobbiamo dimostrare di aver chiaro che non possiamo perdere neanche un secondo.

Il mio Partito chiede alle forze politiche che siedono in Parlamento, a tutte e ciascuna, di uscire dalla tattica e provare a chiudere un accordo serio, istituzionale, su tre punti.

1) Una legge elettorale che sia maggioritaria, che garantisca la stabilità e l’alternanza, che eviti il rischio di nuove larghe intese.

2) Una riforma del bicameralismo con la trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie Locali e la cancellazione di ogni indennità per i senatori che non vengono più eletti ma diventano tali sulla base dei loro ruoli nei Comuni e nelle Regioni.

3) Una riforma del titolo V che semplifichi il quadro costituzionale e istituzionale, che restituisca allo Stato alcune competenze oggi in mano alle Regioni (per esempio l’energia) e che riduca il numero e le indennità dei consiglieri regionali al livello di quello che guadagna il sindaco della città capoluogo.

Per essere ancora più stringenti e rispettare la tempistica che ci viene dal Regolamento della Camera, dove la Commissione Affari Costituzionali sta esaminando la legge elettorale, il PD fa un ulteriore passo in avanti. Pur consapevoli del ruolo di partito di maggioranza relativa, rinunciamo a formulare la nostra proposta ma offriamo diversi modelli alle forze politiche che siedono insieme a noi in Parlamento, convinti come siamo che ciascuna di queste tre proposte rispecchi il mandato assegnatoci dagli elettori delle primarie. Pur essendo il primo partito non imponiamo le nostre idee, ma siamo pronti a chiudere su un modello tra quelli qui sommariamente esposti.

I. Riforma sul modello della legge elettorale spagnola. Divisione del territorio in 118 piccole circoscrizioni con attribuzione alla lista vincente di un premio di maggioranza del 15% (92 seggi). Ciascuna circoscrizione elegge un minimo di quattro e un massimo di cinque deputati. Soglia di sbarramento al 5%.

II. Riforma sul modello della legge Mattarella rivisitata. 475 collegi uninominali e assegnazione del 25% dei collegi restanti attraverso l’attribuzione di un premio di maggioranza del 15% e di un diritto di tribuna pari al 10% del totale dei collegi.

III. Riforma sul modello del doppio turno di coalizione dei sindaci. Chi  vince prende il 60% dei seggi e i restanti sono divisi proporzionalmente tra i perdenti. Possibile sia un sistema con liste corte bloccate, con preferenze, o con collegi. Soglia di sbarramento al 5%.

Il PD è pronto a recepire suggerimenti, stimoli, critiche su ciascuna di queste tre proposte. Ma chiediamo certezza dei tempi e trasparenza nel percorso: la politica non può più fare passi falsi. Nella prossima settimana sarà nostra cura chiedere appuntamenti bilaterali a chi di voi sarà disponibile a incontrarsi. L’obiettivo sarà capire in modo semplice e trasparente se esiste la possibilità di chiudere rapidamente un accordo istituzionale. Non servono molti giri di parole: volendo, in qualche ora si chiude tutto. Volendo, però. E il PD dimostra di volerlo nel momento in cui non si attesta su una sola posizione secca, prendere o lasciare, che sarebbe irrispettosa delle altre forze politiche, ma apre a più possibilità chiedendo solo di non perdere neanche un minuto.

Vi auguro un 2014 migliore del 2013. Per voi, per le vostre famiglie, certo. Ma anche per il nostro Paese. Nel rispetto dei diversi ruoli, abbiamo una straordinaria responsabilità: un accordo alla luce del sole, il più rapido e vasto possibile, sulla legge elettorale sarebbe un segnale semplice ma chiaro che iniziamo l’anno nel migliore dei modi. Perché prima dei destini personali e dei rispettivi partiti, viene l’Italia e vengono gli Italiani. Il PD è pronto ad accettare la sfida.

Un saluto cordiale Matteo Renzi