martedì 29 aprile 2008

Pd: Veltroni rilancia, possibile congresso in autunno

Il segretario vuole una riflessione per ripartire

Roma, 29 apr. - Gli uomini di Walter Veltroni sono prudenti e frenano quando sentono la parola 'congresso', ma di fatto il segretario sembra che si avvii a bruciare i tempi e a chiedere agli altri 'big' del partito di avviare una "grande riflessione" collettiva che, di fatto, potrebbe portare ad un anticipo del congresso già al prossimo autunno. Veltroni ne ha parlato in queste ore con diversi dirigenti del Pd e ha convocato il 'caminetto' del partito proprio per proporre una "accelerazione". Stamattina, ai cronisti, ha spiegato: "Sto pensando in queste ore a come reagire con un di più di innovazione e di radicamento". Chi ci ha parlato in privato spiega che Veltroni vuole "ripartire, ma non con una intervista sui giornali: vuole coinvolgere tutto il partito, a cominciare dal gruppo dirigente, fino ad arrivare a quegli elettori che hanno partecipato alle primarie".

Si tratta, continua la stessa fonte, di prendere atto che il partito ha ottenuto un risultato con luci e ombre, che radica il Pd come la più grande forza riformista che questo Paese abbia mai avuto, ma senza ignorare la "botta" (usano proprio questo termine) che c'è stata a Roma. Serve quindi più "innovazione", sarebbe il ragionamento di Veltroni, ma bisogna che tutti dicano se ci stanno, se sono d'accordo.

Al 'caminetto' Veltroni proporrà di convocare gli organismi deputati, la direzione e l'assemblea costituente, per fissare le tappe e le modalità di questa 'riflessione' che potrebbe finire per sfociare in un vero e proprio congresso. "Ma solo alla fine del percorso", precisano gli uomini vicini al segretario, partendo dall'analisi sull'innovazione necessaria e sul radicamento che bisogna realizzare.

Sembra intanto scontato che si vada ad un profondo 'restyling' degli organismi dirigenti del partito: l'attuale esecutivo dovrebbe lasciare il posto ad un organo di direzione politica che, di fatto, dovrebbe ricalcare l'attuale ufficio politico, riunito proprio in queste ore.

POLITICA

PD/ VELTRONI: NEL PARTITO NESSUNA RESA DEI CONTI

Riunione di oggi molto chiara e netta

Roma, 29 apr. - "Nel Pd non c'è nessuna resa dei conti, non so se con questo posso rassicurare o rattristare, so che sarebbe più spettacolare, ma non è così". Lo ha detto il segretario dei democratici, Walter Veltroni, a Skytg24. La riunione di oggi, ha detto, è stata "molto chiara e netta". "Il Pd è nato sei mesi fa, ereditando una situazione difficile dal punto di vista elettorale e politico. Abbiamo fatto un grande lavoro", ha detto ancora Veltroni, sulla base di una scelta di coraggio, che si può anche pagare. Ma certo la cosa peggiore sarebbe tornare indietro".

da ridere?

GOVERNO; BOSSI: FUCILI SEMPRE CALDI, PRONTI 300MILA UOMINI

Mi auguro sinistra voglia riforme:ma se vuole scontri si accomodi

Roma, 29 apr. - "I fucili sono sempre caldi". Umberto Bossi, nonostante l'invito di Silvio Berlusconi a toni più pacati, insiste: "Non so cosa vuole la sinistra, noi siamo pronti, se vogliono fare gli scontri io ho trecentomila uomini sempre a disposizione, se vogliono accomodarsi", dice a margine dell'insediamento della nuova Camera.

"Mi auguro - aggiunge - che la sinistra scelga la via delle riforme, non come l'altra volta che non vollero assolutamente la riforma federale".

sabato 26 aprile 2008

RIFLESSIONI......

aprile 2008
Le domande del nord: federalismo fiscale e qualità del territorio.
Diamo le nostre risposte.

Ovviamente dobbiamo capire bene quello che è successo se vogliamo reagire nel modo più adeguato e forse ci serve dare retta ancora per un pò agli "analisti" del voto. Ma sicuramente dobbiamo rafforzare la nostra capacità di ascolto della gente, non per cavalcare le paure, ma per trovare risposte che portino il paese in avanti. A quali domande "della gente del Nord" ha saputo rispondere la Lega? Non ho strumenti di analisi scientifica per dirlo, nè conosco elettori che hanno votato Lega, ma bazzico per lavoro nei comuni della provincia di Milano, nelle valli del lecchese, in Valtellina, verso i laghi, ecc....Parlo con i sindaci e i funzionari che governano in queste piccole comunità, quelle che hanno dato alla Lega il 60% dei voti. Insomma, mi sono fatta l'idea che il successo della lega si incardini non solo sulla paura o l'insofferenza nei confronti degli immigrati (cosa che esiste ma coinvolge una percentuale minore di persone), ma sul comune sentire (questo sì che coinvolge numeri più vasti) di buona parte dei loro elettori, che provo a riassumere così: "...siamo la regione europea con l'economia più forte, produciamo - creiamo imprese - diamo occupazione, lavorando come matti, rischiando in proprio...., ma le nostre tasse vanno a Roma e qui torna ben poco. Là le usano per pagare la casta dei politici e del sottogoverno, le buttano in una pubblica amministrazione inefficiente, luogo di scambio politico, poco controllata. Qui non tornano abbastanza soldi per le casse dei comuni (quelli che governiamo noi leghisti) e così ci mancano i posti negli asili nido, il trasporto pubblico è inadeguato, i servizi di assistenza per gli anziani sono inesistenti....Avremmo diritto ad avere risorse per mantenere belli i nostri centri storici, per qualificare le zone industriali e non ne abbiamo abbastanza. Noi facciamo la raccolta differenziata e invece a Napoli i rifiuti non li sanno neanche raccogliere. Per avere risorse dobbiamo vendere a pezzi il nostro territorio, ma ormai lo abbiamo consumato tutto, come facciamo ora a garantire i servizi a cui siamo abituati e che ci meritiamo?...".
Non nascondo che questo pensiero sfiora anche persone come me, che in fondo sono il tipo di elettore lombardo a cui il PD dovrebbe più facilmente guardare. Un pensiero che nasce dal disagio di chi - titolare o lavoratore in piccole imprese - è più che mai esposto alla competizione sul piano
dell'economia, ma anche dal senso di ingiustizia di chi si sente di dare già il massimo per questo paese, senza che il suo merito venga riconosciuto.
Insomma, mi chiedo: ci sono risposte "democratiche" a questo disagio, a questa domanda ? Il federalismo fiscale è una risposta ? se lo è, come io credo (ma si può discutere anche di questo) come lo si può costruire senza scaricare a mare un pezzo di paese al momento incapace di produrre le
risorse necessarie per autosostenersi? si può usare come leva per cambiare il paese, per renderlo più efficente, per premiare i comportamenti virtuosi, per responsabilizzare ? Inoltre la leva fiscale (i premi e le penalizzazioni) è strumento che si dimostra sempre più utile per le politiche ambientali, e le politiche ambientali devono necessariamente adattarsi alle diversità del nostro paese. Quindi federalismo, fiscalità e ambiente si tengono. Morale: cerco teste - competenze - idee - esperienze, che abbiano voglia di ragionare su questo tema.
Infine, ho la sensazione che la Lega in Lombardia vinca perchè sta - fisicamente - sul territorio, crede nell'identità delle sue valli, costruisce piccoli progetti di riqualificazione. Questo potremmo farlo anche noi, senza troppo sforzo, basta mettersi a farlo, dare voce ai circoli, alle sensibilità nuove. Noi possiamo progettare il futuro dei nostri territori, mettere in pratica miglioramenti visibili. E molto altro.
Mi sbaglio ?
da il Cannocchiale (Pd Lombardia ambiente)
Lo strano 25 aprile di Berlusconi...

Riceve Ciarrapico, nostalgico fascista. Veltroni: "Uno sfregio alla democrazia"

La Festa della Liberazione è la festa di tutti. E’ la festa dell’Italia, il momento in cui si ricordano quelle persone, quei ragazzi che sacrificarono la loro vita per permettere a questo Paese di uscire dal fascismo e cominciare un lungo cammino di libertà e democrazia. E’ la festa di tutti, e ognuno decide in coscienza di passarla come meglio crede. C’è chi sfila al fianco dei partigiani, chi lotta per battaglie democratiche, c’è anche chi protesta contro le cose che non vanno, chi butta in piazza tutto il suo impegno civile e politico.

C’è poi chi decide di passare il 25 aprile invitando a casa una persona che ha dichiarato di non avere mai rinnegato il ventennio fascista. In democrazia, si sa, (quasi) tutto è concesso, ma questo tipo di comportamento, indipendentemente da chi ne è il protagonista, meriterebbe una censura da parte di tutti i cittadini liberi di questo paese.

Il tutto assume una dimensione ben più grave se l’ospite in questione si chiama Giuseppe Ciarrapico, neoeletto senatore della Repubblica, e se il padrone di casa, che si chiama Silvio Berlusconi, si appresta a diventare per la terza volta presidente del Consiglio, vive a cinquecento metri dal luogo in cui oggi il presidente della Repubblica Giorgio Napoletano ha ricordato i martiri che hanno dato vita alla nostra democrazia, e da anni non partecipa ad alcuna manifestazione in loro memoria.

Durissimo il commento del segretario del Partito Democratico Walter Veltroni: “Un atto di questo genere da parte di Silvio Berlusconi è un gesto di sfregio nei confronti dei democratici e di questa grande pagina che ha riguardato la storia italiana. Aver ricevuto a Palazzo Grazioli Ciarrapico, che non ha mai preso le distanze dal ventennio fascista, nel momento in cui gli italiani festeggiano il 25 aprile, giorno della liberazione dal nazifascismo, è un segnale politico che segna una profonda distanza tra chi lo commette e chi invece festeggia una grande festa di libertà”.

Altrettanto deciso il giudizio espresso da Roberto Giachetti: “Non si era mai visto da parte della destra un affondo così arrogante nei confronti del 25 aprile. Il premier in pectore, invece di celebrare la Festa della Liberazione, preferisce ricevere a casa sua chi non ha mai rinnegato il fascismo. Un gesto eclatante, un’offesa intollerabile alla memoria viva di una città come Roma, medaglia d'oro della Resistenza, tra l'altro avvenuta a pochi metri dal quartiere della comunità ebraica della Capitale, una delle più antiche del mondo. Un atto gravissimo e preoccupante da parte di una destra, quella di Alemanno, sempre più radicalizzata ed estremista, che esibisce in maniera aggressiva il suo profondo disprezzo per le radici comuni della nostra Repubblica”.

venerdì 25 aprile 2008

25 aprile

"La Resistenza Partigiana nacque dall'impegno di persone, partiti e movimenti
che, dopo l'8 settembre e l'invasione dell'Italia da parte della Germania nazista,
si opposero agli occupanti e alla Repubblica Sociale Italiana, fondata da Mussolini
sul territorio controllato dalle truppe germaniche.

Questa è la storia e non dovrebbe essere mai dimenticata.
Una storia che accomuna vite di uomini e donne uniti nella lotta, nella speranza e nella
volontà del cambiamento del nostro Paese."

viva la Resistenza , viva la Costituzione , viva l'Italia

mercoledì 23 aprile 2008

Il tavolo vuoto del Cavaliere

Dalle tasche degli italiani, già pesantemente prosciugate del dissesto senza fine di Alitalia, vengono ora prelevati altri 300 milioni – dovevano essere 150, ma è stato Berlusconi a chiederne il doppio – per quello che soltanto con cinica ipocrisia può essere chiamato un prestito-ponte.

Ponte verso che cosa, infatti?

Di certo non verso la soluzione dei guai della disastrata compagnia.

L'unica strada realmente aperta al riguardo, quella di Air France, è stata chiusa da Parigi con un comunicato che gronda irritazione e disprezzo per il teatrino politico-sindacale italiano.

Per il resto all'orizzonte non vi è niente altro di concreto: nell'aria c'è sempre il fantasma di un'iniziativa patriottica, ma la sua sostanza è solo quella delle parole di chi evoca cordate imprenditorial-bancarie al momento del tutto latitanti.

Tanto che lo stesso Corrado Passera – amministratore delegato di Intesa-Sanpaolo, la banca indicata dai sedicenti salvatori come il pilastro finanziario dell'operazione nazionale – ha liquidato ogni fantasticheria in proposito con parole eloquenti e lapidarie: "Oggi sul tavolo non c'è niente".

E allora , ponte verso cosa?

La risposta è amara: ragioni politiche assai prima che finanziarie sono all'origine di questo prestito.

La cui finalità principale, infatti, è quella di tenere la testa di Alitalia fuori dall'acqua per il tempo necessario al passaggio di consegne fra il governo di Romano Prodi e quello di Silvio Berlusconi.

Su questo punto davvero non vi possono essere dubbi dato che ieri è stato il portavoce ufficiale del Cavaliere a sollecitare il decreto, bollando come condotta irresponsabile un'eventuale scelta diversa da parte del governo ancora in carica.

Al quale non è rimasto altro che fare quello che gli veniva richiesto.

In altre parole: se per la forma il decreto reca la firma del premier uscente, il suo vero proponente e responsabile si chiama Silvio Berlusconi.

Altro, dunque, che la promessa di non mettere le mani nelle tasche degli italiani: al Cavaliere è riuscito in proposito un vero capolavoro acrobatico, quello di smentire se stesso perfino in anticipo sul suo ingresso a Palazzo Chigi.

Come, in fondo, era scritto che avvenisse visto che proprio Berlusconi in prima persona ha fatto il possibile e l'impossibile, nel corso della recente campagna elettorale, per chiudere l'unica strada aperta, quella della trattativa con Air France.

Dapprima si è avvolto nel tricolore demonizzando l'accordo con Parigi come una colonizzazione dell'Italia che il suo futuro governo non avrebbe mai potuto accettare.

Poi si è spinto, con qualche eccesso di tracotanza, a rievocare la sua prima e non proprio limpida battaglia contro Prodi ai tempi dell'operazione Sme.

Infine, sotto la spinta pressante del trio Bossi-Formigoni-Moratti, si è prodigato nel difendere gli interessi di quella Malpensa che è stata l'ultima esiziale sanguisuga del bilancio Alitalia.

Non pago di aver così turbato pesantemente i corsi di Borsa del titolo e la trattativa in atto coi francesi, il Cavaliere ha lanciato nell'aria l'amo di una cordata italiana, al quale le corporazioni sindacali del settore si sono aggrappati con la disperata spregiudicatezza di chi è disposto a tutto pur di evitare la resa dei conti con la lunga catena di errori commessi in anni e anni di follie.

Ora, una volta ottenuto l'ampio successo elettorale che si sa, Berlusconi non ha fatto altro che rincarare la dose della sua offensiva contro Air France.

Da un lato, ha proclamato che l'accordo coi francesi si poteva fare soltanto a condizioni di pari dignità: belle parole da comizio, ma che suonano del tutto comiche nel caso specifico di negoziato fra un'azienda ormai provinciale e moribonda e un'altra che macina profitti sui mercati di tutto il mondo.

Dall'altro lato , ha scelto la sontuosa cornice della sua villa in Sardegna per un ennesimo colpo di teatro: la richiesta al suo grande amico, Vladimir Putin, di tenergli bordone nel prospettare l'entrata in scena niente meno che della russa Aeroflot come alternativa all'accordo coi francesi.

Così disinvoltamente trascurando anche il piccolo particolare che l'ingresso di un'azienda di uno Stato extracomunitario comporterebbe per Alitalia la tragedia finale della perdita dei diritti di volo non solo nelle rotte interne all'Unione, ma anche in quelle intercontinentali.

In queste condizioni il ritiro dei francesi dalla partita era il minimo che ci si potesse attendere da chi è abituato a stare sul mercato in base alle regole più elementari del medesimo.

Su questo punto critico Silvio Berlusconi ha giocato le sue carte ed ha avuto una volta di più successo, mettendo in campo una determinazione spudorata e a tratti feroce.

Tanto spudorata e feroce da infilare le mani nelle tasche degli italiani a pochi giorni dalla chiusura di una campagna elettorale nella quale si era sbattezzato a proclamare che non l'avrebbe mai fatto.

Se il buon governo si vede dal mattino…


 

di Massimo Riva – la Repubblica


 

lunedì 21 aprile 2008

dal nostro Portavoce…….


 

Buongiorno,

mi scuso per il ritardo con cui Vi scrivo rispetto alla vicenda elettorale che ha segnato una sonora sconfitta per il nostro Partito sul piano generale.


 

Ora, in attesa di poter formulare analisi a mente fredda su quanto avvenuto, intendo esprimere il mio personale ringraziamento a ciascuno di Voi per il lavoro che avete affrontato durante la campagna elettorale: informandovi, partecipando agli incontri, socializzando il blog, trasmettendo il senso del programma, contattando amici e conoscenti, dibattendo, persuadendo, convincendo, stando ai presidi sulle piazze, distribuendo materiale.


 

E' stato un grande lavoro, che non andrà perduto!

Il cammino del Partito Democratico deve ripartire da qui!


 

Sarà importante mantenere il contatto con coloro che hanno riposto la propria fiducia nel progetto del Partito Democratico e chiedere loro la disponibilità a renderlo un luogo di forte partecipazione popolare.


 

Grazie e a presto!


 

Giordano Mazzurana

mercoledì 16 aprile 2008

Elezioni politiche 2008

Performance Partito Democratico


 


 

             Camera                 Senato

            Voti            %        Voti            %


 

Nazionale     12.092.998     33,2     11.042.325     33,7


 

Pessano c/B.        1.809         31,2        1.687         31,6

le news!!!

ELEZIONI:
le promesse di Berlusconi costano 130 mld

lo scrive oggi Milano Finanza

martedì 15 aprile 2008

I DATI DEFINITIVI: da meditare.......

RISULTATI ELEZIONI POLITICHE 2008

PESSANO CON BORNAGO

CAMERA SENATO

LISTA VOTI (%)VOTI(%)

Pdl 1828 (31,53) 1708 (31,96)

Pd 1809 (31,21) 1687 (31,57)

Ln 961 (16,58) 818 (15,30)

Udc 316 (5,45 ) 296 (5,53 )

Idv 297 (5,12) 262 (4,90)

SinArc 277 (4,77) 257 (4,81)

LaDest 114 (1,96) 84 (1,57)

Ps 50 (0,86) 44 (0,82)

Pcl 32 (0,55) 30 (0,56)

Grilli 31 (0,53) 30 (0,56)

SinCr 26 (0,44) 18 (0,33)

BeCom 25 (0,43) 21 (0,39)

UnCon 19 (0,37) 17 (0,31)

NoAb 11 (0,18)

Llomb 30 (0,56)

Pli 19 (0,35)

Fn 17 (0,31)

Fil 5 (0,09)

Totali 5796 5343

Affluenza CAMERA 87,22% SENATO 87,27%

Elezioni 2008
I commenti degli esponenti del Partito Democratico
apri i video su Democratica.TV

giovedì 10 aprile 2008

ELEZIONI: SECONDO I SONDAGGI AUMENTA IL NUMERO DEGLI INDECISI

MA OGGI ANDARE A VOTARE

E' PIU' IMPORTANTE CHE MAI

Domenica e lunedì 13 e 14 aprile si vota non solo per il rinnovo del Parlamento, ma anche dei Consigli di otto Province, compresa Roma (più tutte quelle della Sicilia, meno Ragusa), dei sindaci e dei Consigli di 426 Comuni, e infine dei presidenti e dei Consigli regionali in Friuli-Venezia Giulia e in Sicilia (sempre che prima non entrino in funzione i "fucili" minacciati da Bossi per le schede ingannatrici: detto per scherzo, ovvio).

Lunedì sera sarà abbastanza complicato star dietro a tutti i risultati, dovendo tener conto di situazioni molto diverse fra loro: ad esempio il voto in Sicilia, dove l'Udc si presenta alleata col Pdl a sostegno dello stesso candidato alla presidenza della Regione, ma per conto suo per Camera e Senato come nel resto del Paese.

Il risultato che conterà per la valutazione complessiva dello stato politico della nazione sarà quello per il Parlamento.

Proprio per questo esso sarà un voto "utile", anche se non nel senso che è stato dato a questo aggettivo durante la campagna elettorale.

Sarà un voto "utile" perché ci consentirà di capire su quale strada si sta incamminando la democrazia dopo 14 anni di bipolarismo inquinato di un passato che sembra non voler morire, visto che ha moltiplicato in questo periodo il numero dei partiti, fino al conflitto di proprietà sul simbolo di uno di loro, la Dc, che per mezzo secolo è stata, per moltissimi italiani, l'emblema stesso del sistema democratico.

Gli ultimi sondaggi danno in aumento gli indecisi, tanto che qualche editorialista si è chiesto se queste elezioni saranno caratterizzate da un forte astensionismo.

Un fenomeno al quale essi stessi hanno dato qualche appiglio sottolineando l'eterogeneità delle due formazioni maggiori, il Pd e il Pdl, e il loro passaggio dalla natura di coalizioni a quella di partiti unici, caratterizzati da forti leadership personali.

Ma perché molti elettori potrebbero non saper più come votare, dopo che si sono confuse sia nel Pdl sia nel Pd le antiche appartenenze? Non è, forse, questo l'esito razionale di un'esperienza come quella del Governo Prodi (due volte, nel 1998 e nel 2008) distrutto dalle divisioni interne alla sua alleanza? Di fronte a queste pur ragionevoli domande una sola risposta ci sembra più logica e più necessaria: che si vada comunque a votare.

Perché è un dovere elementare dei cittadini di una democrazia; perché tutti siamo corresponsabili del destino del Paese; perché non bisogna lasciare agli altri il compito di decidere anche per noi il nostro futuro di individui e di comunità; per aiutare i politici a capire fino a che punto è indispensabile cambiare le regole di un gioco che rischia di rivestire un solo interesse, quello del potere per il potere.

La campagna elettorale ha rivelato soprattutto una paura, condivisa in modi diversi da Berlusconi (che continua a temere brogli e voti nulli a causa di schede a suo giudizio malfatte) e Veltroni: che nei prossimi mesi sarà molto difficile governare.

L'economia internazionale attraversa una fase di pre-recessione inquietante e da noi alcune questioni (l'Alitalia, l'emergenza rifiuti in Campania, il basso livello di salari, stipendi e pensioni) sono particolarmente ostiche.

Per questo c'è chi pronostica grandi coalizioni, attribuendone la nascosta intenzione ai due leader Veltroni e Berlusconi.

Più elettori andranno dunque ai seggi, più sarà chiara la volontà popolare su chi e come dovrà governare nei prossimi cinque anni.


 

Editoriale di Beppe Del Colle


 

martedì 8 aprile 2008

UNA RIFLESSIONE DALLA QUALE SI EVINCE

PERCHE'

TANTI CATTOLICI VOTERANNO PD


 

Cattolici e politica


 

Con una certa sfrontatezza, i capi del sedicente Partito della libertà, tutti con seconda famiglia al fianco, sostengono che i cattolici, se vogliono essere coerenti, non possono che votare il centrodestra.

Certo, un tempo era la DC, partito in ogni caso di centro e non di destra, a raccogliere la maggior parte del consenso cattolico.

Ma la balena bianca era davvero un partito d'ispirazione cristiana, oltre ad essere una forza politica di massa e interclassista.

Nulla a che vedere col partito di Berlusconi, e tanto meno col Pdl (che tra l'altro, perso il moderato Casini, si connota sempre più come formazione di destra), che provano a definirsene eredi.

E il partito di De Gasperi dominava in un Paese in cui il sentimento religioso era ancora fortissimo, e nel quale c'era, almeno nei primi anni del dopoguerra, una reale paura del comunismo, cioè di un sistema, di un impianto, di una visione del mondo totalitaria.

Quel mondo, oggi, non c'è più: si è secolarizzato nei suoi tratti distintivi e nei suoi schemi.

Ed è compito ineludibile della politica interrogarsi sui cambiamenti, creare nuovi assetti, dotarsi (e cercare di dotare la società) di strumenti per meglio leggere il reale.

La Democrazia cristiana, comunque, non rappresentava tutti i cattolici, anche perché dire 'cattolico' non può significare una categoria della politica.

Vi sono stati e ci sono, infatti, cattolici politicamente reazionari (una parte ha sostenuto tranquillamente il fascismo), o semplicemente conservatori, vale a dire di destra; ci sono cattolici moderati (ma la moderazione come metodo dovremmo condividerla tutti), cioè di centro; ci sono, infine, cattolici molto aperti al sociale, dunque, diciamo, di sinistra.

E allora, i cattolici impegnati in politica possono tranquillamente dividersi, senza che questo sia vissuto come un dramma, e senza che qualcuno, strumentalmente, cerchi sempre di richiamare gli stessi sotto il proprio ombrello, nella convinzione di poterli rappresentare ancora tutti.

Così prova a fare, appunto, il centrodestra, spesso col supporto ideologico di qualche movimento ecclesiale declamatore assiduo (e puntuale in campagna elettorale) del bene comune pur se esplicitamente schierato col partito di quel signore che, governando negli anni scorsi, è apparso molto interessato anche al bene proprio, facendo approvare dal parlamento numerose leggi ad personam.

L'unità politica dei cattolici, in ogni caso, non c'è più, e gli stessi sono più liberi: possono impegnarsi in politica portando nel partito che hanno scelto la propria declinazione del cattolicesimo.

Così, i cattolici democratici e popolari si sentono serenamente a proprio agio nel centrosinistra, fermo restando che sui problemi eticamente sensibili sono pronti a convergere, senza integralismi però, sulle posizioni del mondo cattolico.

Su tutto il resto si sentono tuttavia più rappresentati da una forza di centrosinistra che non di centrodestra.

Ritenendo anzi che dovrebbe essere naturale, per un cattolico, coltivare l'ambizione ad una società più giusta, essi pensano che, pur tra mille contraddizioni, tante idee di sinistra (attenzione alle fasce deboli della popolazione, confronto e dialogo, solidarietà e accoglienza dell'altro da sé, politica estera non aggressiva) siano straordinariamente cristiane.

La smetta, dunque, certa destra, di considerarsi l'unica depositaria dei valori dell'intero mondo cattolico, e interprete del volere della Chiesa.

E ai cattolici moderati, che non voterebbero mai a sinistra, suggeriamo di leggere assiduamente, in queste settimane di campagna elettorale, la stampa vicina al Pdl: vi dominano l'estremismo verbale e il qualunquismo più becero.

Agli stessi vorremmo poi esternare un dubbio: non hanno forse arrecato più danni alla morale cattolica tutti questi anni d'edonismo, di consumismo, di relativismo spinto, celebrati dai mass media e dalle reti televisive berlusconiane in particolare? Una domanda, infine, ai difensori della civiltà cristiana (ma attori di qualche ritualità pagana) della Lega Nord, non a caso alleata della Pdl: possibile che anche il (moderato) cardinale di Milano Tettamanzi sia diventato comunista solo perché chiede un po' di carità cristiana nei confronti degli immigrati?

Anche per questo, noi voteremo il Partito democratico di Veltroni.

GRANDE FESTA
DI
CHIUSURA
DELLA
CAMPAGNA
ELETTORALE

CON


 


WALTER VELTRONI

Giovedì 10 aprile dalle 20,00


 

a
MILANO

Piazza DUOMO


noi ci saremo!

Tu non mancare!                                

LA " VOCE" DEL PORTAVOCE

Si può fare!

Anche con il Tuo sostegno.

Perchè è su ognuno di noi che il Partito Democratico conta per far crescere il nostro PAESE.

Non si attarda a raccontarci le stagioni alle nostre spalle, ma sa far tesoro della storia migliore del nostro PAESE per il futuro di tutti gli Italiani.

Proprio per l'amore che portiamo per il nostro PAESE il Partito Democratico Ti invita ad utilizzare ogni occasione, opportuna e non opportuna, per convincere ad andare a votare ed a votare il Partito Democratico per un futuro più giusto e sereno.

In particolare per chi fatica maggiormente, attraverso interventi che sostengano i redditi dei cittadini percettori di salari e pensioni basse in primo luogo, ma rivalutando anche quelli di reddito medio-bassi.

Per il salario minimo per i lavoratori precari in euro 1.100 mensili.

Questi ed altri sono i primi provvedimenti che saranno presi se ognuno lavorerà fino all'ultimo per CAMBIARE L'ITALIA E NON UN GOVERNO.

Buon lavoro a tutti.


 

Il portavoce del circolo Partito Democratico di Pessano con Bornago.

Giordano Mazzurana

lunedì 7 aprile 2008

LINO DUILIO candidato alla Camera Deputati

L'invito di Barbara

Mi farebbe piacere averti con noi a un breve incontro con brindisi finale.
Mio desiderio è rendere conto del lavoro svolto alle amiche e agli amici che in questi anni hanno contribuito con le loro idee e la loro passione.
E insieme dire i nostri impegni e le speranze future.
Grazie.

Barbara


Barbara Pollastrini è candidata per il PD alla Camera dei Deputati nel collegio Lombardia I

L'iniziativa si svolgerà mercoledì 9 aprile alle ore 18,00 presso lo Spazio Unione Femminile - c.so di Porta Nuova, 32 - Milano

venerdì 4 aprile 2008

Marina Sereni, capolista Pd in Umbria: superare le ideologie per giocare la partita della crescita

Per vincere occorre unire il paese

Insieme nelle liste operai e imprenditori, artigiani e precari


 

Nove giorni al voto.

E l'ultimo sforzo da fare per bissare una rimonta che avrebbe davvero del miracoloso.

A combattere pancia a terra, sebbene a colpi di fioretto, non solo Veltroni ma anche e soprattutto i suoi candidati.

Come Marina Sereni, deputato uscente del Pd e membro della commissione affari costituzionali della camera, oggi capolista in Umbria.

Unire il paese mettendo da parte le differenze ideologiche ormai superate dai fatti, il suo piatto per acciuffare una vittoria sulla quale il Partito democratico non smette affatto di credere.

Domanda: Davvero il Pd crede nella vittoria?

Risposta: E perché no? Berlusconi continua a fare proclami sulla sua presunta invincibilità.

Ma la verità è che ha paura.

Non a caso scappa dal confronto tv con Walter Veltroni.

D.: Perché?

R.: Perché la sensazione che si ha tra la gente è un'altra: altro che vittoria sicura del Pdl.

Si sente nell'aria l'interesse per la nostra proposta politica che ha rotto i vecchi schemi e che parla a parti di società non tradizionalmente di centro-sinistra.

D.: Se sarà pareggio cosa si farà?

R.: Niente larghe intese, non siamo in Germania.

Questo paese ha bisogno di stabilità e affidabilità della politica: va fatta la legge elettorale e le riforme istituzionali urgenti, la riduzione del numero dei parlamentari, il senato federale, vanno dati poteri più ampi al premier.

Ovvero ciò che avevamo proposto con urgenza immediatamente dopo la caduta di Prodi.

Il centro-destra ha rifiutato irresponsabilmente e si è precipitato verso una corsa ingorda al potere che non pagherà.

D.: Lei ha fatto parte della commissione affari costituzionali della camera.

L'Economist ha bocciato ancora una volta Berlusconi, ma ha mostrato diffidenza anche per Veltroni.

Come ci vedono oltre confine?

R.: Non credo che l'analisi dell'Economist sia aderente all'umore del paese, basti pensare che auspica larghe intese.

D'altra parte il Wall Street Journal ha detto chiaramente che solo Veltroni potrebbe aprire una stagione di vero riformismo in Italia.

La verità è che all'estero da una parte apprezzano la nostra autorevolezza quando facciamo missioni come in Medio Oriente o Afghanistan, ovvero proponiamo la moratoria sulla pena di morte o, ancora, ci aggiudichiamo con un virtuoso gioco di squadra l'Expo a Milano.

Ma poi non capiscono quando si tratta di casi come Alitalia.

D.: Tornando a casa nostra, quali sono le carte da giocare in quest'ultimo scorcio di campagna elettorale?

R.: Bisogna parlare a due parti diverse del paese.

La prima in difficoltà e preoccupata per il futuro.

Fatta di giovani precari o di anziani che non arrivano alla fine del mese.

Dobbiamo rassicurarla e spiegare che solo noi possiamo garantire inclusione sociale e combattere il divario tra le differenze.

Quindi dobbiamo rivolgerci al segmento più dinamico, quello che traina l'economia italiana.

Dobbiamo chiarire che il Pd propone un fisco più amico di chi intraprende, meno burocrazia, insomma il ribaltamento di vecchi schemi.

Per esempio, pagare meno per pagare tutti o un patto tra imprese e lavoratori per giocare una stessa partita: la crescita.

D.: Queste cose le promette anche la Destra…

R.: Ma Berlusconi ha già governato il paese.

E l'Italia non è cambiata.

Così come non è cambiata con le coalizioni rissose e multipartitiche degli ultimi 14 anni.

E' per questo che noi abbiamo deciso di andare da soli e fare gruppo unico al prossimo parlamento.

E poi…

D.: Dica…

R.: Proprio gli imprenditori italiani, la piccola impresa, quella parte che in passato ha guardato con più diffidenza il vecchio centro-sinistra oggi è più che mai interessata alla nostra proposta politica.

Capisce che noi siamo il nuovo e che solo il Pd può dare quella scossa di cui l'Italia ha bisogno.

Noi del resto parliamo a tutto il paese.

D.: Il famoso patto imprenditori-lavoratori?

R.: Di più.

Al di là del fatto che molti lavoratori dipendenti in questo paese di piccole imprese diventano imprenditori, crediamo che gli steccati ideologici oggi non ci siano più.

E' per questo che nelle nostre liste ci sono imprenditori e operai, rappresentanti degli artigiani e precari, insomma tutta la società italiana.

Altro che comunisti e stupidaggini simili.

Chi ragiona così non è più nella storia.

Anzi, nel futuro.


 

di Livia Pandolfi – Italia Oggi


 


 

giovedì 3 aprile 2008

UNA BUONA IDEA PER IL FUTURO

LA CULTURA, L'ARTE, LA CREATIVITA' NELLE PROPOSTE DEL PARTITO DEMOCRATICO


 

VENERDI' 4 APRILE, ORE 17, Sala Teatro Litta


 

SENZA NON SI PUO' FARE

Perché è bene credere nella cultura

per il futuro dell'Italia (e di Milano)


 

Introduce Pierfrancesco Majorino

Intervengono: Marilena Adamo, Daniela Benelli, Matteo Colaninno, Furio Colombo, Gianni Canova, Michele Dalai, Sergio Escobar, Carlo Fontana, Martina Mondadori, Paolo Mereghetti, Beniamino Saibene, Antonio Scurati

Partecipa Goffredo Bettini

Fuori programma di: Modou Gueye, Moni Ovadia


 


 

VENERDI' 4 APRILE, ORE 21, Sala "La cavallerizza"

LA CULTURA CAMBIA VOLTO ALLA CITTA'

La scommessa di una trasformazione sapiente del territorio nella Milano dell'EXPO

Coordina Angelo Perrino

Introduce Savino Natalicchio

Intervengono: Stefano Boeri, Matteo Bolocan Goldstein, Maurizio De Caro, Giuseppe Landonio, Gianmario Longoni, Pietro Malaspina, Francesco Mauri, Filippo Penati, Davide Rampello, Francesca Serrazanetti, Francesca Zajczyk


 

SABATO 5 APRILE, ORE 9.45, Sala Teatro Litta

IN APERTURA

- Video intervista a Walter Veltroni

- Incursioni musicali


 

A SEGUIRE

LA CULTURA: LE COSE FATTE, LE MOLTE COSE DA FARE

L'esperienza del governo e le proposte del Partito Democratico per sostenere l'arte,

lo spettacolo, la creatività

Nando Dalla Chiesa, Emilia De Biasi, Luigi Vimercati si confrontano con :

Alessandro Bertante, Vincenzo Consolo, Monica Gattini Bernabò, Stefano Losurdo, Gabriele Mazzotta, Andrèe Ruth Shammah

Coordina Ermanno Tritto


 


 

SABATO 5 APRILE ORE 11.30, Sala Teatro Litta

LA CULTURA PAGA, MA CHI LA PAGA?

I soldi, il protagonismo dei soggetti, il progetto culturale

(in Italia e nella nostra città)

Introduce Severino Salvemini

Coordina Francesco Laforgia

Intervengono : Lionello Cerri, Filippo Del Corno, Elio De Capitani, Lella Costa, Francesco Micheli,

Antonio Syxty, Massimo Vitta Zelman

Interventi conclusivi : Maurizio Martina, Barbara Pollastrini


 

Parteciperanno ai lavori del convegno:

David Bidussa, Gianni Biondillo, Ferruccio Capelli, Francesco D'Agostino, Giuseppe Genna,

Gino e Michele, Pierfrancesco Gargano, Emanuele Fiano, Giancarlo Majorino, Milly Moratti, Ivan Scalfarotto, Sergio Scalpelli, Maria Emanuela Adinolfi, Filippo Barberis, Giovanni Bianchi, Elena Buscemi, Francesco Cavalli, Giuseppe Civati, Rossella Collina, Davide Corritore, Andrea Fanzago, Marco Leonardi, Pierfrancesco Maran, Alberto Martinelli,Ettore Martinelli, Gabriele Messina, Carmela Rozza, Vitoantonio Ripoli, Davide Romano, Matteo Schubert


 


 

Nel corso della due giorni " fuori programma" di :

Boosta, Modou Gueye, Milvia Marigliano, Moni Ovadia

Contributi di nuovi talenti tra cui :

lettura scenica tratta da "Amore Non Ne Avremo",

di Giuseppe Adduci, regia di Paolo Trotti,

con Stefano Annoni, Paolo Cosenza e Marta Galli


 

E inoltre : presentazione di buone pratiche dalle città

europee e punto raccolta di desideri e proposte per

una politica culturale degna di questo nome


 

Venerdì 4 e sabato 5, alle ore 20.30, nell'ambito del progetto

"Work in progress" il Teatro Litta presenta "Otello"

di William Shakespeare, regia Claudio Autelli


 


 

L'iniziativa è promossa da :

Gruppo consigliare del PD del Comune di Milano

Coordinamento Provinciale PD Milano

Circolo PD "Aldo Aniasi – MilanoCentro"

Associazione Milano Domani

www.webdem.it

Si ringrazia

XL ART

mercoledì 2 aprile 2008

IMPRESA LAVORO PRECARIATO


 


INCONTRO CON


 

SEN. TIZIANO TREU


già Ministro del lavoro


 

e i candidati del territorio

Gianpietro Lecchi


Candidato al
senato


 


Roberto Milanesi

Sindaco di Trezzo sull'adda

Presidente dell'Associazione dei Comuni dell'Adda (ACA)


Candidato alla
Camera


 


Sabato
5 aprile ore 18,00

P.za Libertà

Trezzo sull'Adda


 

                                

da "LA STAMPA" del 2 marzo 2008

La pagella di Walter

Contenuti

Ha avuto il vantaggio (quasi simbolico) di entrare mentre Berlusconi se ne andava. Ma anche lui ha ripetuto i temi della campagna elettorale. In difficoltà su Bassolino.

Lucia Annunziata

Obiettivo e risultato

E' riuscito a trasmettere con efficacia il messaggio di novità che voleva lanciare, senza apparire sleale con Prodi, e permettendosi anche qualche dura frecciata a Berlusconi.

Luigi La Spina

Politica economica

Ha messo in primo piano istanze importanti, come il lavoro precario. Forse non ha spostato voti, ma certo ha convinto gli elettori ancora incerti di centrosinistra.

Mario Deaglio

Politica estera

Più efficace del rivale, ha fatto una buona sintesi della sua campagna elettorale. Ma neppure lui ha affrontato le linee-guida di una politica estera.

Gian Enrico Rusconi

Look-simpatia

Persuasivo, solare (come da decenni nessun leader della sinistra), anche più glamour del solito. Ha fatto "bene" Berlusconi a evitare il faccia a faccia.

Klaus Davi                

            IL VOTO: 7,5 Media dei giudizi espressi dagli editorialisti    


 


 

"Voglio uscire da una campagna fatta di contrapposizioni. Mi sarebbe piaciuto fare un dibattito tv:Si è fatto tra Casini e Bertinotti, perché noi no? Ovvio che la par condicio non c'entra". Walter Veltroni

                                

flash

IL COLLE OSSESSIONE DEL CAVALIERE
POI COSTRETTO A CHIEDERE SCUSA

Quindici anni di ostilità contro l'istituzione più alta

La "dialettica" con Ciampi fu causata da gravi forzature legislative!

Nel caso della legge elettorale fu ricordato alla Cdl un vincolo della Costituzione!

Restano da vedere gli effetti di questo ennesimo strappo istituzionale alla vigilia del voto!

martedì 1 aprile 2008

MATTEO COLANINNO

"Imposta secca del 20% fino a quota 50mila euro"

L'ex capo dei giovani imprenditori, ora in lista per il Parlamento, spinge per una "discussione pragmatica"


 

E' un cambio generale di contesto
che , secondo Matteo Colaninno, già leader dei Giovani industriali di Confindustria e oggi candidato per il Pd in Lombardia, è necessario per mettere le piccole e medie imprese in condizioni di competere senza le zavorre della burocrazia e del peso fiscale.

Non misure spot, dunque, ma una strategia, una filosofia radicalmente diversa nel modo di concepire il ruolo delle aziende per raggiungere l'obiettivo della crescita economica.

E che chiede agli imprenditori il coraggio di non chiudersi in se stessi, accettando di innovare, di crescere di dimensioni, di aprirsi alla contrattazione sindacale legata alla produttività.

"Altro che - dice – coltivare un illusorio neo protezionismo".


 

Nei primi 100 giorni del nuovo governo, quali misure suggerirebbe per cominciare a cambiare il contesto?

"Credo che la proposta di innalzare il cosiddetto forfettone da 30mila euro a 50mila sul quale pagare il 20 per cento di imposta secca e onnicomprensiva potrebbe essere una prima misura efficace.

Un grande aiuto in termini di semplificazione e di certezze per oltre il 90 per cento delle piccole aziende".

Il rapporto della Confartigianato conferma che il costo dell'energia costituisce uno degli handicap che blocca le imprese italiane, soprattutto quelle di minori dimensioni.

Dopo il pubblico pentimento di un ex leader del movimento ecologista italiano come Chicco Testa, ritiene anche lei che si debba riaprire senza tabù la questione dell'energia nucleare in Italia?

"Premesso che non sono un esperto di energia nucleare, penso che il no al nucleare nel referendum dell'87 costituisca uno dei grandi errori commessi in Italia.

Una scelta miope che ci ha sganciati dalla ricerca.

Ora è come se dovessimo recuperare un secolo di ritardi in termini di conoscenza tecnologiche.

Dobbiamo immediatamente rientrare su questo tema, senza demagogia, senza alcun precipitato ideologico.

Dobbiamo riaprire questo capitolo con molto pragmatismo, evitando che si riproponga una discussione come quella a cui assistiamo sull'Alitalia e il futuro di Malpensa".

L'inefficacia della pubblica amministrazione riduce la produttività delle aziende.

Lei condivide la proposta di Pietro Ichino, anch'egli candidato per il Pd in Lombardia, di licenziare i fannulloni?

"Io dico che insieme ai fannulloni da rimettere in carreggiata, si debba ridare dignità al lavoro pubblico.

Chi ha voglia di lavorare deve essere premiato, con effetti positivi anche per il sistema delle imprese".

Ai cittadini e alle imprese la pubblica amministrazione chiede di rispettare i termini per i pagamenti.

Quando però deve restituire l'Iva, per esempio, lo fa con ritardi clamorosi.

L'economista democratico Nicola Rossi ha proposto una emissione straordinaria di titoli pubbilici per sanare il pregresso e consentire da lì in poi una restituzione in tempi commerciali.

Condivide questa idea?

"Da tempo sostengo che si debba andare verso una sorta di riconciliazione fiscale tra contribuenti e Stato.

Non c'è dubbio che la restituzione dell'Iva rappresenti uno dei capitoli su cui c'è insofferenza.

Quella di Nicola Rossi può essere una soluzione.

Resta il fatto che il sentiero è molto stretto, tra il vincolo di mantenere inalterato il gettito e il rallentamento del Pil che fa tremare le vene ai polsi".

Per rilanciare la produttività anche il Pd propone di introdurre sgravi fiscali sul salario aziendale.

Lei sarebbe favorevole alla contrattazione territoriale per le piccole imprese?

"La mia convinzione è che si debba spingere sulla contrattazione aziendale di secondo livello.

Resto molto scettico, invece, sulla contrattazione territoriale perché non penso che si possano mettere a fattore comune situazioni molto diverse tra imprese che possono trovarsi nello stesso territorio.

So bene che la contrattazione in azienda richiederebbe un profondo cambiamento culturale da parte degli imprenditori e dei sindacati, ma ci si deve provare".


 

da AFFARI & FINANZA intervista di Roberto Mania