giovedì 10 aprile 2008

ELEZIONI: SECONDO I SONDAGGI AUMENTA IL NUMERO DEGLI INDECISI

MA OGGI ANDARE A VOTARE

E' PIU' IMPORTANTE CHE MAI

Domenica e lunedì 13 e 14 aprile si vota non solo per il rinnovo del Parlamento, ma anche dei Consigli di otto Province, compresa Roma (più tutte quelle della Sicilia, meno Ragusa), dei sindaci e dei Consigli di 426 Comuni, e infine dei presidenti e dei Consigli regionali in Friuli-Venezia Giulia e in Sicilia (sempre che prima non entrino in funzione i "fucili" minacciati da Bossi per le schede ingannatrici: detto per scherzo, ovvio).

Lunedì sera sarà abbastanza complicato star dietro a tutti i risultati, dovendo tener conto di situazioni molto diverse fra loro: ad esempio il voto in Sicilia, dove l'Udc si presenta alleata col Pdl a sostegno dello stesso candidato alla presidenza della Regione, ma per conto suo per Camera e Senato come nel resto del Paese.

Il risultato che conterà per la valutazione complessiva dello stato politico della nazione sarà quello per il Parlamento.

Proprio per questo esso sarà un voto "utile", anche se non nel senso che è stato dato a questo aggettivo durante la campagna elettorale.

Sarà un voto "utile" perché ci consentirà di capire su quale strada si sta incamminando la democrazia dopo 14 anni di bipolarismo inquinato di un passato che sembra non voler morire, visto che ha moltiplicato in questo periodo il numero dei partiti, fino al conflitto di proprietà sul simbolo di uno di loro, la Dc, che per mezzo secolo è stata, per moltissimi italiani, l'emblema stesso del sistema democratico.

Gli ultimi sondaggi danno in aumento gli indecisi, tanto che qualche editorialista si è chiesto se queste elezioni saranno caratterizzate da un forte astensionismo.

Un fenomeno al quale essi stessi hanno dato qualche appiglio sottolineando l'eterogeneità delle due formazioni maggiori, il Pd e il Pdl, e il loro passaggio dalla natura di coalizioni a quella di partiti unici, caratterizzati da forti leadership personali.

Ma perché molti elettori potrebbero non saper più come votare, dopo che si sono confuse sia nel Pdl sia nel Pd le antiche appartenenze? Non è, forse, questo l'esito razionale di un'esperienza come quella del Governo Prodi (due volte, nel 1998 e nel 2008) distrutto dalle divisioni interne alla sua alleanza? Di fronte a queste pur ragionevoli domande una sola risposta ci sembra più logica e più necessaria: che si vada comunque a votare.

Perché è un dovere elementare dei cittadini di una democrazia; perché tutti siamo corresponsabili del destino del Paese; perché non bisogna lasciare agli altri il compito di decidere anche per noi il nostro futuro di individui e di comunità; per aiutare i politici a capire fino a che punto è indispensabile cambiare le regole di un gioco che rischia di rivestire un solo interesse, quello del potere per il potere.

La campagna elettorale ha rivelato soprattutto una paura, condivisa in modi diversi da Berlusconi (che continua a temere brogli e voti nulli a causa di schede a suo giudizio malfatte) e Veltroni: che nei prossimi mesi sarà molto difficile governare.

L'economia internazionale attraversa una fase di pre-recessione inquietante e da noi alcune questioni (l'Alitalia, l'emergenza rifiuti in Campania, il basso livello di salari, stipendi e pensioni) sono particolarmente ostiche.

Per questo c'è chi pronostica grandi coalizioni, attribuendone la nascosta intenzione ai due leader Veltroni e Berlusconi.

Più elettori andranno dunque ai seggi, più sarà chiara la volontà popolare su chi e come dovrà governare nei prossimi cinque anni.


 

Editoriale di Beppe Del Colle


 

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