martedì 1 aprile 2008

MATTEO COLANINNO

"Imposta secca del 20% fino a quota 50mila euro"

L'ex capo dei giovani imprenditori, ora in lista per il Parlamento, spinge per una "discussione pragmatica"


 

E' un cambio generale di contesto
che , secondo Matteo Colaninno, già leader dei Giovani industriali di Confindustria e oggi candidato per il Pd in Lombardia, è necessario per mettere le piccole e medie imprese in condizioni di competere senza le zavorre della burocrazia e del peso fiscale.

Non misure spot, dunque, ma una strategia, una filosofia radicalmente diversa nel modo di concepire il ruolo delle aziende per raggiungere l'obiettivo della crescita economica.

E che chiede agli imprenditori il coraggio di non chiudersi in se stessi, accettando di innovare, di crescere di dimensioni, di aprirsi alla contrattazione sindacale legata alla produttività.

"Altro che - dice – coltivare un illusorio neo protezionismo".


 

Nei primi 100 giorni del nuovo governo, quali misure suggerirebbe per cominciare a cambiare il contesto?

"Credo che la proposta di innalzare il cosiddetto forfettone da 30mila euro a 50mila sul quale pagare il 20 per cento di imposta secca e onnicomprensiva potrebbe essere una prima misura efficace.

Un grande aiuto in termini di semplificazione e di certezze per oltre il 90 per cento delle piccole aziende".

Il rapporto della Confartigianato conferma che il costo dell'energia costituisce uno degli handicap che blocca le imprese italiane, soprattutto quelle di minori dimensioni.

Dopo il pubblico pentimento di un ex leader del movimento ecologista italiano come Chicco Testa, ritiene anche lei che si debba riaprire senza tabù la questione dell'energia nucleare in Italia?

"Premesso che non sono un esperto di energia nucleare, penso che il no al nucleare nel referendum dell'87 costituisca uno dei grandi errori commessi in Italia.

Una scelta miope che ci ha sganciati dalla ricerca.

Ora è come se dovessimo recuperare un secolo di ritardi in termini di conoscenza tecnologiche.

Dobbiamo immediatamente rientrare su questo tema, senza demagogia, senza alcun precipitato ideologico.

Dobbiamo riaprire questo capitolo con molto pragmatismo, evitando che si riproponga una discussione come quella a cui assistiamo sull'Alitalia e il futuro di Malpensa".

L'inefficacia della pubblica amministrazione riduce la produttività delle aziende.

Lei condivide la proposta di Pietro Ichino, anch'egli candidato per il Pd in Lombardia, di licenziare i fannulloni?

"Io dico che insieme ai fannulloni da rimettere in carreggiata, si debba ridare dignità al lavoro pubblico.

Chi ha voglia di lavorare deve essere premiato, con effetti positivi anche per il sistema delle imprese".

Ai cittadini e alle imprese la pubblica amministrazione chiede di rispettare i termini per i pagamenti.

Quando però deve restituire l'Iva, per esempio, lo fa con ritardi clamorosi.

L'economista democratico Nicola Rossi ha proposto una emissione straordinaria di titoli pubbilici per sanare il pregresso e consentire da lì in poi una restituzione in tempi commerciali.

Condivide questa idea?

"Da tempo sostengo che si debba andare verso una sorta di riconciliazione fiscale tra contribuenti e Stato.

Non c'è dubbio che la restituzione dell'Iva rappresenti uno dei capitoli su cui c'è insofferenza.

Quella di Nicola Rossi può essere una soluzione.

Resta il fatto che il sentiero è molto stretto, tra il vincolo di mantenere inalterato il gettito e il rallentamento del Pil che fa tremare le vene ai polsi".

Per rilanciare la produttività anche il Pd propone di introdurre sgravi fiscali sul salario aziendale.

Lei sarebbe favorevole alla contrattazione territoriale per le piccole imprese?

"La mia convinzione è che si debba spingere sulla contrattazione aziendale di secondo livello.

Resto molto scettico, invece, sulla contrattazione territoriale perché non penso che si possano mettere a fattore comune situazioni molto diverse tra imprese che possono trovarsi nello stesso territorio.

So bene che la contrattazione in azienda richiederebbe un profondo cambiamento culturale da parte degli imprenditori e dei sindacati, ma ci si deve provare".


 

da AFFARI & FINANZA intervista di Roberto Mania


 


 


 


 

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