Newsletter del Consigliere Regionale F. Prina (n.29 del 24.09.2008)
QUALE DEMOCRAZIA?
Alexis de Tocqueville, grande teorico del pensiero politico, già nell'800 preannunciava i limiti insiti nel metodo democratico e le sue possibili degenerazioni.
Gli eventi storici del '900 ne sono stati la manifestazione concreta: le forme di totalitarismo in genere quali fascismo, nazismo, comunismo, hanno confermato i suoi pensieri.
Per le società democratiche nessun periodo è immune da questo pericolo.
Anche il momento storico che stiamo vivendo deve farci riflettere: in quale direzione stiamo andando?
Vi allego queste poche righe dell'autore, pubblicate sul n. 3 di "La città possibile", affinchè possono essere il punto di partenza per una riflessione comune, invitandoVi ad inviare i Vs. commenti per un reciproco scambio di opinioni.
"… Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro.
In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso.
Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare.
Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti.
In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri … Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso.
Basterà che si preoccupi per un po' di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto. Che garantisca l'ordine anzitutto!
Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell'ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all'altro può presentarsi l'uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati (…).
Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all'universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo".
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