martedì 7 ottobre 2008

Una riflessione….

Una riflessione sulla questione del razzismo di fronte ai recenti drammatici fatti di violenza ed intolleranza.  

"In queste settimane si è aperta, a fronte dei recenti e drammatici fatti di cronaca, una riflessione sulla convivenza a Milano e in tanta parte del Paese che si domanda se la nostra sia una società razzista o meno. Temo che, posta così, la questione rischi di essere fuorviante, di prestarsi a risposte semplicistiche ed autoassolutorie. In sostanza credo sia sbagliato definire la nostra una società razzista ma ciò non significa che questo sia un dato acquisito per sempre e che non sia giusto guardare con allarme e preoccupazione a ciò che sta avvenendo. Insomma Milano non è razzista ma qui la convivenza è in crisi e la politica, tutta la politica, deve assumersi la responsabilità di una riflessione e di una iniziativa non propagandistica. Credo ci siano due dati da cui partire. Il primo è che di fronte alla crisi economica e alla crescente insicurezza nel futuro, alla solitudine in cui tante e tanti si trovano a vivere le difficoltà del quotidiano, in assenza di risposte da parte della politica trova terreno fertile la propaganda di chi, come una parte della destra italiana, tende a scaricare tutte le responsabilità, il disagio, le angosce su chi in maniera visibile rappresenta la diversità. Così l'immigrato diventa di volta il responsabile dell'insicurezza, della mancanza di lavoro, dei salari bassi, del non funzionamento della scuola o della sanità, comunque il nemico . E' chiaro che questo messaggio ripetuto ossessivamente ed in assenza di risposte concrete ai problemi reali diventa pericoloso, un messaggio semplice con cui la destra italiana si deresponsabilizza di fronte ai problemi sociali, ma anche un messaggio che diffonde le tossine della intolleranza e della paura del diverso, della chiusura e della necessità di difendersi. Il secondo dato che emerge dai fatti di questi giorni è forse meno scontato nella discussione di questi anni e occorre coglierlo subito  perché, anch'esso, rischia di rompere, frantumare la nostra società, mettere in discussione principi di convivenza dati per acquisiti. Nello stesso clima di incertezza, paure e solitudini cresce la disponibilità a farsi giustizia da soli, viene meno il rifiuto della violenza ci si sente legittimati a risolvere i problemi con le spranghe o le mazze da baseball, la vita dell'altro perde di valore. E' chiaro che il quesito sul razzismo, se sono giuste queste riflessioni, rischia di essere riduttivo, di semplificare senza farci cogliere tutti i pericoli e di sollecitare una discussione inutile che si trasforma immediatamente nella esibizione di armamentari propagandistici che possono solo peggiorare le cose. Credo invece serva un confronto molto serio in cui la politica si assuma a pieno la responsabilità di invertire questa tendenza, senza cercare scorciatoie, senza giustificazionismi che strizzano l'occhio agli istinti peggiori, smettendo di fare propaganda sui temi che riguardano la convivenza. Ma anche, e questo riguarda soprattutto noi, respingendo la tentazione di dividere il mondo in buoni e cattivi, di sentirci giusti e solidali senza cogliere la necessità di assumere a pieno il tema di cogliere le paure degli italiani, dando loro speranza, facendosi carico dei problemi reali e quotidiani che vivono, proponendo una idea di convivenza che non si riduca ad un elenco di principi giusti ma si misuri col quotidiano delle persone per tradurre concretamente questi principi."

Da: Mirabelli Franco [mailto:franco.mirabelli@consiglio.regione.lombardia.it]

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