domenica 28 febbraio 2010

DA MEDITARE…


 

   

 
 

 
 

MISURE ESPLICITE PER LE FAMIGLIE CON FIGLI IN VISTA DELLE REGIONALI


PIÙ AZIONI CONCRETE, BASTA 
CON LETTERE E PROMESSE



Scrive Giovanardi nella lettera a Berlusconi: «È fondamentale che il Governo, pur nelle attuali difficoltà, dia in ogni provvedimento che riguarda la famiglia un preciso segnale politico in questa direzione».

«Caro presidente, lo scorso anno i fondi stanziati per il "bonus famiglia" non tennero in alcun conto il carico familiare privilegiando anzi i singoli e le coppie senza figli rispetto alle coppie con figli. Quest'anno è assolutamente necessario riequilibrare gli importi, anche se non sarà possibile aumentare le risorse complessivamente stanziate a tale scopo».

Datata 10 settembre 2009, la lettera scritta da Carlo Giovanardi, sottosegretario con delega alla Famiglia, impiega pochi minuti per raggiungere la scrivania del presidente del Consiglio. La risposta arriva subito: «Caro Carlo, sono d'accordo con te sulla necessità di dare quanto prima alle famiglie numerose e monoreddito un segnale positivo, poiché il Governo riconosce nei nuclei familiari con figli non solo una fonte di solidarietà e di affetti, ma anche una risorsa preziosa per il futuro della società».

Un così stretto giro di posta interna a Palazzo Chigi un risultato avrebbe dovuto ottenerlo, come si addice al "Governo del fare". Ma non è così. Lo testimonia un'altra lettera, indirizzata, pochi giorni fa, dal presidente del Forum delle associazioni familiari Francesco Belletti al ministro della Difesa Ignazio La Russa che, in una puntata di Ballarò, s'era lamentato per l'attacco che si stava portando al Governo, nonostante la serie di interventi attuati per la famiglia.

«Come Forum», scrive Belletti, «avevamo chiesto che per il 2010 lo stanziamento previsto nel 2009 per il "bonus famiglia" (2,4 miliardi di euro) venisse destinato per avviare una riforma fiscale per riconoscere i diritti delle famiglie con figli, ma la risposta è stata cancellare totalmente questa cifra. L'esito, in Finanziaria, è "zero per misure esplicite per la famiglia"».

Se sul "bonus" è andata com'è andata, si sperava più successo per la social card. Una risposta la dà la Commissione di indagine sull'esclusione sociale, che non scrive lettere, ma pubblica un corposo Rapporto sulle politiche contro la povertà e l'esclusione sociale (novembre 2009, pagine 207): «L'impatto sulla povertà assoluta è piuttosto modesto: solo quarantamila famiglie su un milione escono dall'area della povertà assoluta».

Certo, è innegabile: l'abolizione dell'Ici sulla prima casa un beneficio alle famiglie lo ha portato. L'Associazione artigiani piccole imprese di Mestre (Cgia) ha calcolato che, per oltre 5,3 milioni di famiglie, il risparmio medio è stato di 235 euro l'anno. Peccato che la stessa Associazione abbia rivelato, proprio in questi giorni, che i Comuni, per compensare il mancato introito dell'Ici, abbiano aumentato l'addizionale Irpef di loro competenza. Con un aggravio medio di 103 euro per famiglia.

Per non parlare dei servizi sociali tagliati o le cui tariffe sono state pesantemente aumentate. Sempre a danno delle famiglie che, se si vedono togliere una tassa, devono poi metter mano al portafoglio per pagare servizi sociali essenziali. Sempre più costosi.

Come stiano davvero le famiglie lo certifica la Banca d'Italia: il venti per cento dei nuclei familiari deve cavarsela con un reddito mensile inferiore a 1.281 euro. Ora incombono le elezioni regionali. Qualcuno, dopo anni di governatorato, scopre la famiglia e propone il quoziente familiare. Meglio tardi che mai. Il Forum avanza una serie di richieste ai candidati perché le famiglie «hanno davvero bisogno di una "buona politica", capace di ascoltare, dialogare e soprattutto generare azioni concrete». Fatti, appunto. Non più giri di lettere e promesse.

(da Famiglia Cristiana n. 9 del 28.02.2010)

   

  


 

  

 

  

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