venerdì 11 luglio 2008

Berlusconi è il padre-padrone della coalizione che,

senza di lui, implode: ecco perché va difeso a tutti i costi

Lodo Alfano, centrodestra allineato e coperto

di Vincenzo Ortolina


Non credo si debba essere grandi esperti di diritto costituzionale per intuire il profilo di incostituzionalità della norma che sospende per un anno i processi a chi rischia meno di dieci anni di reclusione, proposta dal centrodestra (su pressione di chi mai?) con la motivazione che "bisogna dare priorità ai reati più gravi, quelli che hanno allarmato il pubblico!". Una norma, detto in ogni caso da molti specialisti, che violerebbe il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, e che rappresenterebbe una sorta di amnistia occulta. Perché verrebbero sospesi decine di migliaia di processi riguardanti delitti comunque gravi, a volte persino più odiosi di quelli che comportano pene superiori. Un quotidiano ha provato ad elencarli: sequestro di persona, estorsione, rapina, furto, ricettazione, associazione a delinquere, stupro, violenza sessuale, sfruttamento della prostituzione, usura, violenza privata, possesso di materiale pedo-pornografico, detenzione clandestina, omicidio colposo per colpa medica o per incidente stradale, maltrattamento in famiglia, incendio, anche boschivo, molestie, traffico di rifiuti; e poi, quelli finanziari e contro la pubblica amministrazione, vale a dire: bancarotta fraudolenta, corruzione (anche in atti giudiziari), frode fiscale, peculato, truffa comunitaria. Ma questi non sono forse anch'essi reati che allarmano l'opinione pubblica? Una follia, dunque, questa norma. Sulla quale è infatti drastico, a quanto è dato di sapere, il giudizio del Consiglio superiore della magistratura (il cui diritto ad esprimere un parere viene, guarda caso, contestato a destra), e pessima l'opinione della gran parte dei magistrati, componenti cosiddette moderate comprese, nonché degli opinionisti non al soldo o comunque non infatuati del Cavaliere. Saranno tutti impazziti? Sorprende, perciò, il piatto allineamento di tutto il centrodestra, ex rigoristi della Lega e di Alleanza nazionale compresi, su questa posizione, che ha allora un'unica spiegazione: le sorti politiche di chi sta da quella parte dipendono prevalentemente, se non esclusivamente, da quelle del padre-padrone della coalizione: via Berlusconi, l'alleanza implode. Perciò, egli va difeso a qualsiasi costo. Una sorta di amnistia generale camuffata, dunque, che assai probabilmente non si sarebbe mai fatta, è opinione largamente condivisa, se di mezzo non ci fosse stato il processo Mills, ormai agli sgoccioli. O comunque non si sarebbe fatta in questo modo assurdo, cioè sotto forma di frettoloso emendamento ad un decreto-legge che c'entra assai poco con la materia. All'estero, dove stiamo facendo l'ennesima figuraccia, ne sono assolutamente convinti: basta leggere un po' di stampa internazionale, a proposito della quale la destra non può venirci a dire, ogni volta, che è semplicemente prevenuta contro il Cavaliere. E' quest'ultimo, del resto, che, con la sua missiva letta assai inopportunamente da Schifani in parlamento, ha indirettamente ammesso che il primo soggetto interessato alla norma era proprio lui. Sul processo in corso, Berlusconi, come altre volte, ha un po' enfaticamente giurato la sua innocenza sulla testa dei propri figli, dichiarando che se fosse convinto, in coscienza, di avere commesso qualche illecito, lascerebbe la politica. Ma chi può decidere se è colpevole o no, se non un tribunale? E se è così sicuro della propria innocenza, viene da dire, si faccia processare: i giudici saranno pure politicizzati, ma non sono stupidi. E lui, probabilmente, ne uscirebbe trionfante. Non ci ha pensato? In realtà, Berlusconi non si fida della magistratura, si sa. Orbene: le manchevolezze della giustizia le conosciamo tutti: processi troppo lenti, protagonismo a volte eccessivo di taluni magistrati; esagerato tintinnar di manette (gli arresti facili), eccetera. Personalmente ritengo sia giusto mettere un po' di ordine anche nel sistema delle intercettazioni telefoniche, pur senza impedirne (guai!) l'effettuazione. A me non scandalizza neppure l'ipotesi che venga cancellata l'obbligatorietà dell'azione penale, considerato che, come esercitata oggi, essa davvero non impedisce qualche discrezionalità. Insomma: riforme, in materia, servono. Il problema è che le norme che sta varando l'attuale maggioranza non c'entrano alcunché con questi problemi, non ne risolvono nessuno. Perché tali questioni andrebbero approfondite, affrontate e risolte con ben altra attenzione, con rigore, lungimiranza, equilibrio. Il che non sta avvenendo neppure a proposito del formalmente più impegnativo disegno di legge detto lodo Alfano, sostitutivo, diciamo così, dello Schifani. In tema, è evidente che, se avesse onestà intellettuale, la destra, nel proporlo, dovrebbe dichiarare di ritirare l'altra norma sulla sospensione dei processi. Ma non lo può fare, perché deve sostenere che si tratta di due provvedimenti che non hanno alcun collegamento: uno di carattere generale, l'altro più specifico. Sul citato lodo, io non riesco a non considerare, in ogni caso, che, prima dell'arrivo sulla piazza politica di Berlusconi, in 50 anni, cioè, di vita costituzionale, non si era mai sentita alcuna reale sua necessità, perlomeno non di questo tipo di lodo, anche se la questione dell'immunità dei politici è stata frequentemente presa in considerazione e trattata. E non sono affatto sicuro che, se venisse spiegato loro correttamente, e non alla…. Emilio Fede, gli elettori, che pure hanno premiato il Cavaliere, riterrebbero giusto esentare le più alte cariche dello stato da procedimenti penali per comportamenti illeciti di qualsivoglia natura (compresa, per esempio, l'antipaticissima fattispecie della corruzione in atti giudiziari) eventualmente tenuti antecedentemente – oltre che durante – l'assunzione di responsabilità istituzionali. Ma il problema è un altro, ci gridano ogni giorno da destra: Berlusconi è stato rieletto a furor di popolo, un popolo che lo ha dunque pienamente legittimato, pur sapendo perfettamente chi fosse, la sua storia, i suoi processi. Questa è perciò la democrazia, bellezza! Nel mio piccolo, io ne ho un'idea un po' diversa: la democrazia si esercita sempre nel quadro di uno stato di diritto, con regole che non possono essere piegate alla convenienza del momento. E qui vale la considerazione che il caso Berlusconi, così peculiare, così unico nel mondo democratico occidentale, andava affrontato per tempo, rivisitando anche la normativa sul regime delle ineleggibilità e delle incompatibilità. Ma neppure il centrosinistra ebbe il coraggio di farlo sino in fondo, a suo tempo, un po' temendo, certo, la reazione della piazza mediatica, sensibile alle ragioni del padrone di Mediaset. A questo punto, temo ci sia poco da fare, da parte nostra (parlo del PD), se non sperare nella Corte costituzionale. Che, ribadisco, ho l'impressione arriverà a bocciare, se approvate, queste leggi, con grande scorno, spero, del centrodestra. Certo, per tutto quanto ho sin qui annotato, il Partito democratico, a mio avviso, non può essere minimamente complice, sul tema: non, ovviamente, sul ferma processi, ma neppure sul lodo, troppo congegnato a misura del signor Berlusconi, più che del capo del governo e delle altre cariche istituzionali. Tanto più se, come pare, il lodo risulterà funzionale altresì all'obiettivo di non impedire, ulteriormente, che l'uomo di Arcore, giusto il soggetto più indicato a rappresentare l'unità della nazione, diventi il prossimo presidente della Repubblica. A proposito: c'è qualcuno pronto a fondare sin d'ora comitati "Silvio never president"? M'iscrivo subito. Troppo rigida, troppo passionale, questa mia posizione? Corriamo il rischio, così, di rompere quell'armonia tra maggioranza e opposizione auspicata e benedetta, forse un po' repentinamente, pure in alto loco? Ma non l'hanno cercata e decisa loro, questa rottura? Perdiamo lo stigma di partito responsabile, a vocazione maggioritaria, moderato? Non lo so. Di sicuro so invece che, quanto al dialogo sulle riforme istituzionali, il lodo dovrebbe essere precipua materia di confronto, e vediamo invece come sta andando. Aggiungiamo poi, per il resto, che, solo per citare il tema della sicurezza, tra Tettamanzi e Decorato (parlo da milanese), noi non possiamo che stare col primo contro il secondo, così come con i vescovi italiani contro Maroni sul tema delle impronte digitali ai bambini rom. Per non dire che l'idea di mobilitare l'esercito nelle città, come se fossimo in un qualsiasi staterello sudamericano, fa pensare che il governo non sappia distinguere le funzioni di un poliziotto da quelle di un soldato.

Se, tutto ciò nonostante, è comunque d'obbligo salvaguardare uno spazio di confronto sulle riforme, facciamo con la destra questo patto: massimo due anni di tempo per produrre - oltre che una legge elettorale che modifichi la porcata e ridia un potere di scelta ai cittadini in materia - un significativo, pur se non necessariamente rivoluzionario, riassetto della complessiva struttura istituzionale, con l'obiettivo di ridurre anche i costi della politica, salvaguardando comunque gli spazi di democrazia. Credo tutti sappiamo di che cosa sto parlando: riduzione del numero dei parlamentari e delle loro prebende, nonché di quelle eventualmente esagerate degli altri livelli istituzionali, a partire dalle regioni; superamento del bicameralismo perfetto e creazione del senato delle autonomie; profonda razionalizzazione del sistema delle Province (ma un ente intermedio di dimensione e con funzioni adeguate non è affatto inutile, credete!), e contestuale soluzione della connessa questione delle città metropolitane (con superamento della Provincia di Milano, per esempio); riconduzione agli organi dei Comuni di buona parte di quelle competenze oggi disseminate in un'infinità di organismi dipendenti (e non) dagli stessi; rivalorizzazione del ruolo delle assemblee elettive, cioè della democrazia dal basso; introduzione di un equilibrato federalismo fiscale purché solidale.

Subito dopo, di nuovo alle urne, con, e nel nuovo sistema.

La destra, alla fine, non ci starà, ne sono convinto. Ma se ne dovrà assumere la responsabilità.


Giugno 2008


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