mercoledì 28 maggio 2008

Mutui, ombre sull’accordo Abi-governo

La convezione è utile solo per chi non è in grado di pagare la rata. Altrimenti è meglio scegliere la strada della rinegoziazione o della surroga

L’intesa Abi-governo sulla riduzione della rata non piace alle associazioni dei consumatori, che ritengono sia solo uno slittamento dei pagamenti. Concesso, per giunta, a caro prezzo.

Il provvedimento voluto dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che deve essere ancora definito, prevede una riduzione dell’ammontare della rata del mutuo variabile grazie all’applicazione di un tasso d’interesse pari al quello medio del 2006. Secondo il ministero ciò si traduce in un risparmio immediato, per un prestito residuo di 120mila euro, spalmato in 20 anni, di circa 95 euro al mese.

Ma quello che non si paga oggi si pagherà domani, ovvero quello che non si versa finisce in un conto a parte su cui è calcolato un interesse pari al tasso Irs a 10 anni più uno spread dello 0,50% (attualmente si arriva al 5,22%). Dunque non è praticato alcuno sconto e il mutuatario, dopo la chiusura del mutuo, avrà l’onere di pagare un altro prestito pari in media a 10, 20 mila euro.

Non solo. Se il costo del denaro dovesse scendere, l’intera operazione andrebbe a totale beneficio degli istituti di credito che gioverebbero anche del fatto di non farsi sfuggire il cliente.

La scelta migliore, per chi è in grado di pagare la rata, è di continuare a farlo, rinunciando a utilizzare l'accordo Abi-governo.
In caso di difficoltà, le associazioni dei consumatori consigliano o di negoziare con la banca un spread più basso oppure di puntare sulla surroga, cioè il trasferimento a un altro istituto, che non comporta costi.
Solo nel caso di fallimento sia del negoziato sia della surroga, l’accordo Tremonti diventa una soluzione, poiché i ricorso ai tassi medi del 2006 è un obbligo per la banca.

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