giovedì 27 marzo 2008

Walter for president?

Sperem che se po ffa'

Precari in bolletta, pensionati sui pattini, operai in bici. Tutti in piazza a Monza per Veltroni. E c'è chi aiuta la causa con due biglietti per le Canarie: "Ci mando i miei suoceri leghisti, così non votano per Bossi"

di Andrea Greco (settimanale Anna)

Monza, tappa 52 del tour di Walter Veltroni.

Di fronte alla Villa Reale, alle 14,30, con il risotto sullo stomaco e un cielo plumbeo sopra la testa, mille e più persone salutano il leader del Partito Democratico.

"Avete un compito. Ognuno di voi deve convincere cinque persone" urla l'ex sindaco di Roma dal palco.

Mario, ex operaio Pirelli, 40 anni di militanza a sinistra, sogghigna:"Io ho risolto. Ho comprato due biglietti low cost per le Canarie e li ho regalati ai miei suoceri leghisti". Il 12 aprile, due voti per il Partito della Libertà saliranno su un Airbus a Malpensa e partiranno per i mari del Sud.

Quando le parole d'ordine veltroniane (fantasia, semplicità, energia positiva) si incontrano con l'abitudine all'apostolato dei vecchi militanti Pci può accadere anche questo. E può accadere che l'anima cattolica e quella progressista di questo partito imparino a convivere, senza però riuscire a mischiarsi.

Bighellonando tra i sostenitori del PD la sensazione è chiara:Questo non è un "Centro-sinistra" ma un "Centro,sinistra". Non è il trattino, ma una virgola a tenere unite queste persone. In un altro momento, Maddalena Mauri, classe 1981, stagista, cattolica, contraria all'aborto non raccoglierebbe i fondi per lo stesso leader che ha convinto Gemma Bocci, 35 anni, insegnante fino a pochi giorni fa tentata da Bertinotti. E ogni convertito al veltronismo racconta dei suoi successi. Di quante "anime perse" ha recuperato: parenti e amici nauseati dalla politica, che sono stati convinti cena dopo cena, sms dopo sms, a fare l'ultimo sforzo, ad andare a votare per cambiare tutto.

Ecco, qui a Monza, i militanti affidano a Veltroni una speranza, non un'idea, vogliono un Paese semplice: regole chiare. Per loro queste elezioni sono come il plebiscito tra monarchia e repubblica. Il 13 aprile si deciderà con quali regole giocare.

Dopo essere ripartiti, dopo aver preso velocità, ci si potrà permettere il lusso di tornare a litigare. "Ma se non ci sono principi, come si possono fare questioni di principio?" si chiede Carlo che è arrivato da Lissone in bicicletta perché "l'ecologia ha un senso se tutti fanno qualcosa".

Veltroni sta finendo il suo comizio e chiede "Si può fare?" e il pubblico risponde con la stessa frase ma senza il punto interrogativo. Stona, fuori dal coro, il padano "sperem" che Filippo Citterio, ex tipografo Rcs, non riesce a trattenere. "A Vimercate parlo con chiunque, al bar, al supermercato. Sono tutti per Walter. Però pure negli anni Settanta non si trovava un democristiano a pagarlo, e poi le elezioni le vinceva sempre la Dc"

Veltroni risale sul suo bus, ovviamente prodotto in Italia ,euro 5 e con tutte le diavolerie anti-inquinamento disponibili, perché a volte basta un dettaglio a rovinare tutto. Punta a Sud. Prossima fermata piazza Selinunte, cuore operaio di Milano. C'è più gente. Almeno tremila persone. E con meno soldi in tasca. Eppure nessuno chiede qualcosa per sé al leader PD. Ed è questa la differenza con i bagni di folla di Berlusconi. Se qualcosa è rimasto della vecchia, obsoleta coscienza di classe è il pensare al plurale. L'anziano vuole pensioni più alte per tutti, non si accontenta che venga alzata solo la sua. Il precario vuole lavoro stabile, ma non solo per lui.

Qui la platea è più di sinistra e il leader del PD lo intuisce subito. I toni cambiano e nel discorso entrano temi che a Monza non erano stati toccati: la Resistenza, le tasse, le pensioni e il salario minimo garantito. Sotto il palco, ad applaudirlo c'è un po' di tutto. Il professore di matematica in pensione Antonio D'Amico: ha il viso incorniciato dalla barba bianca e i pattini ai piedi. "Ho imparato a usarli perché quando si fa jogging si sta zitti, coi pattini invece si chiacchiera e io così faccio proselitismo". Anche lui è un ex Pci ma la convivenza con i cattolici la ritiene necessaria.

"Se ci fossimo uniti con i popolari nel 1923 avremmo evitato il fascismo. Adesso al massimo evitiamo Ciarrapico. E è poi Veltroni è determinato. Duro. E' uno che "si fa quello che dico io, ma anche quello che dico io". Come dice Grazia"Il Walter non è un gattone. E' un micio mannaro". Silvia Franco, 31 anni, invece è qui perché vuole "Veltroni sindaco d'Italia" e mentre lo dice ridacchia pensando a "Ermut Koll, sindaco da Germagna" del Funari di Guzzanti. Poi torna seria: "Da otto anni sono assunta a progetto da una società del Comune di Milano. Temo però che l'unico progetto sia tenermi nel precariato. E così sono io che di progetti non ne posso fare". In un angolo mastica il sigaro Arnaldo. Quanti anni ha? "Troppi" si limita a rispondere. E' un osso duro. "Mi scusi , le piace Veltroni?" "No" risponde e sputa per terra. "Allora voterà per Berlusconi?" chiediamo. "No, voto per il Walter. Questo qui l'è minga Pajetta. E' buono a nulla. L'altro però è capace ditutto".

Sono le 6 passate. Veltroni sta per ripartire. Al suo tour mancano 57 tappe.

L'ultima domanda è per l'autista del pullman verde: "Allora , si può fare o no?". Lui un sondaggio l'ha già pronto: "Quando siamo partiti per la campagna, chi mi sorpassava mi mandava a quel paese con il dito medio alzato. Ora quasi tutti mi salutano".


 


 

"Il nostro leader è un duro.

Può sembrare un gattone: in realtà

è un micio mannaro".


 

L'autista del bus è ottimista. "All'inizio mi mostravano il medio. Ora, superando, salutano"

Nessun commento: