lunedì 24 novembre 2008

Proprio il senso delle istituzioni dovrebbe consigliare il ritiro

di Stefano Folli (da "Il Sole 24 ORE" del 21 nov 2008)

Secondo un vecchio detto, il patriottismo è l'ultimo rifugio dei birbanti.

Vuol dire che quando non si trovano più argomenti per difendere i veri motivi di un comportamento discutibile,si ricorre all'amor di patria.

Allo stesso modo, oggi si potrebbe osservare che il senso delle istituzioni è l'ultimo rifugio del senatore Villari, il presidente tutt'altro che dimissionario della commissione di Vigilanza sulla Rai.

Il suo appello al rispetto delle istituzioni,che "vengono prima del partito", sarebbe un'ottima cosa, se non suonasse un po' falso.

Purtroppo le istituzioni non c'entrano nulla.

O meglio, c'entrano solo nella nuova, appassionata battaglia di Marco Pannella in difesa della "legalità parlamentare".

Ma Pannella è solo o quasi nel suo idealismo.

Villari è stato eletto in circostanze straordinarie, cioè con un colpo a effetto della maggioranza, alla guida di una commissione la cui guida spetta all'opposizione.

Ed è così da anni: perché di lì si dovrebbe esercitare una funzione di garanzia.

Il suo iniziale rifiuto di dimettersi, disobbedendo all'ultimatum di Veltroni, aveva un senso che questo giornale ha sottolineato: senza un preventivo accordo su di un altro nome, si sarebbe tornati al braccio di ferro paralizzante.

Tuttavia di lì a poco,anche per merito indiretto di Villari, l'intesa si è trovata sul nome di Sergio Zavoli.

Palazzo Chigi ha dato una mano a Veltroni e il nome individuato garantisce alla perfezione il centro-sinistra.

Lo scenario è quindi del tutto mutato e Villari farebbe bene a prenderne atto al più presto.

Le sue dimissioni non sono un cedimento alla volontà dei partiti o a "indebite pressioni", ma proprio il contrario: sono un atto di rispetto verso le istituzioni che non possono diventare l'arena per giochi personali. Tanto più che in queste condizioni la Vigilanza non potrebbe granchè funzionare.

Il che, detto per inciso, renderebbe più forte la tesi secondo cui è meglio abolirla tout court.

Ecco allora che l'insistenza di Villari non si giustifica più.

Egli stesso aveva parlato all'inizio della necessità di seguire un "percorso istituzionale".

Adesso il percorso è terminato, tant'è che i presidenti di Camera e Senato lo hanno invitato alle dimissioni.

E lo stesso ha fatto in serata il presidente del Consiglio, rammentando l'accordo che ha portato al nome di Zavoli.

Un accordo che deve tanto al lavoro di Gianni Letta.

Con questo Berlusconi toglie a Villari qualsiasi copertura.

Se poi qualcuno nel centro-destra la pensa in modo diverso, esercita un suo diritto:ma è difficile credere che possa influenzare gli sviluppi politici del caso.

In fondo, chi nel Pdl sostiene a oltranza Villari, anche dopo l'intesa su Zavoli, vuole soprattutto l'umiliazione di Veltroni.

Ma commette un errore.

Proprio l'accordo maggioranza-opposizione realizzato con il consenso di Berlusconi fa sì che l'umiliazione a questo punto sarebbe "bipartisan": toccherebbe il leader del Pd, ma investirebbe anche Palazzo Chigi.

Specie dopo la nota di ieri sera.

Si capisce la cavalcata solitaria di Pannella, da sempre sospettoso e diffidente verso le grandi intese trasversali.

Ma all'interno del centro-destra i sostenitori di Villari dovrebbero riflettere.

Di fatto la partita è chiusa.

Del resto, un maggiore rispetto del leader dell'opposizione da parte degli esponenti del centro-destra può fare solo bene alle istituzioni e alla civiltà del dibattito.

Rendere operante l'intesa su Zavoli, un gentiluomo da tutti stimato , significa anche questo.

"Chi incita il presidente a resistere

vuole umiliare Veltroni ma colpisce anche Berlusconi"

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